Economia

Cdp in utile, scontro su Fincantieri

Costamagna: «Sull'offerta per i cantieri Stx comportamento inaccettabile della Francia»

Camilla Conti

«Vergognoso» e «inaccettabile». Il presidente di Cdp, Claudio Costamagna definisce così il comportamento della Francia in merito all'interesse della controllata Fincantieri per i cantieri navali di Stx France dopo l'indiscrezione di Le Monde secondo cui lo Stato francese sta considerando di nazionalizzare il sito di Saint-Nazaire pur di non venderlo più. «Speriamo sia solo una manovra pre-elettorale francese e che dopo le elezioni possa essere risolta. Come italiani abbiamo vergogna per questo atteggiamento» dei transalpini. Non è accettabile che un paese come la Francia prenda posizione come questa, soprattutto alla luce di tutto quello che i francesi hanno fatto in Italia», ha sottolineato ieri Costamagna alla presentazione del bilancio 2016 di Cdp. Ricordando che i cantieri erano controllati dai coreani e adesso che arrivano degli europei alzano la bandiera del 51%».

Nel frattempo, il governo brinda ai risultati della Cassa Depositi che ha archiviato il 2016 con un utile netto della capogruppo di 1,7 miliardi (+86% rispetto a 900 milioni nel 2015) e un utile netto di gruppo a 1,1 miliardi (rispetto alla perdita di 900 milioni del 2015). Profitti «che tornano al Paese», ha detto Costamagna, sotto forma di dividendi per il ministero del Tesoro che controlla Cdp con l'83% (le fondazioni hanno il 16%). L'entità della cedola verrà decisa dall'assemblea dei soci del 16 maggio. In cambio, l'azionista di maggioranza ha contribuito - seppur indirettamente - a rafforzare il bilancio della Cassa il cui intervento potrebbe rendersi necessario in vista di eventuali operazioni di sistema. Vediamo come. Il ruolo istituzionale di Cdp - sostenere il risparmio delle famiglie e dell'economia - è stato a volte confuso con quello di «salvatrice» di ultima istanza di aziende in perdita tanto da vederla paragonata all'Iri. «Durante la crisi del Monte dei Paschi leggevo che dovevamo comprare una quota ma questo non sarebbe stato possibile perché saremmo diventati una banca. Il nostro modello sarebbe saltato per aria e non avremmo potuto, per esempio, detenere una quota in Eni», ha spiegato Costamagna. Cdp, però, ha anche il 35% di Poste conferito come aumento di capitale dal Tesoro lo scorso anno. Operazione che ha permesso a Cassa spa di rafforzare il patrimonio ora pari a 23 miliardi dai 19 del 2015 per sostenere il piano industriale. Sull'aumento degli utili ha invece inciso il margine d'interesse, circa 2,4 miliardi, che registra una crescita del 162% nonostante un contesto di tassi di mercato sfavorevole. Gallia ha spiegato che il 45% circa del miglioramento è dovuto all'adeguamento ai nuovi livelli di mercato della remunerazione del conto corrente di Tesoreria. Cdp presta, infatti, al Mef 150 miliardi l'anno. «Noi diamo al Tesoro una raccolta stabile» e via XX settembre ora remunera meglio questa stabilità», ha spiegato l'ad.

Il ritorno all'utile nel 2016 è stato dunque possibile nonostante le svalutazioni dell'investimento nel fondo Atlante, del patrimonio immobiliare e l'aumento delle riserve a copertura crediti, hanno sottolineato ieri Gallia e Costamagna senza però fornire i numeri sulla perdita registrata dall'investimento di circa 500 milioni fatto nel fondo servito per salvate le ex popolari venete. «La svalutazione è stata prudente dal punto di vista di chi fa il bilancio ma il numerino non lo dico», si è limitato ad aggiungere l'ad.

Svalutata dalla controllata Cdp Equity anche la quota in Saipem a 50-60 centesimi (rispetto a una quotazione attuale di circa 43 centesimi).

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