Economia

Una Consob debole, autogol del governo

L a Consob, autorità chiamata a vigilare sulla trasparenza dei mercati finanziari, non riesce proprio ad assicurarsi consensi. Persino la Banca d'Italia, che certo in fatto di presidio del settore fa acqua da tutte le parti, ha voltato le spalle alla realtà presieduta da Giuseppe Vegas, per obbedire agli ordini di scuderia. La triste vicenda delle obbligazioni subordinate legata alle fin troppo famose banche territoriali (Banca Marche, CariFerrara, Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, CariChieti) non ha convinto il governo ad alzare il telefono per coinvolgere la Consob nella delicata operazione di arbitraggio per risarcire i risparmiatori truffati. Il premier Matteo Renzi si è affidato a Raffaele Cantone, ottimo professionista. Ma qui ci sarebbe voluto un contabile. A dirla tutta: regna la massima confusione. È come se nessuno si fidasse più di nessuno. E siccome la Consob è quell'autorità preposta a verificare che in Borsa le cose procedano alla luce del sole, il fatto che finisca così clamorosamente dietro la lavagna, dice di una situazione assai imbarazzante. Che non può non destare preoccupazione sul mercato. È come se alla Consob venisse imputato dall'esecutivo di non svolgere in modo adeguato la propria funzione di vigile attento. Nella fattispecie proprio in riferimento alle quattro banche salvate per decreto governativo sul finire del mese di novembre. Insomma, a questo punto la credibilità di tutte le Authority finanziarie è ai minimi termini. I risparmiatori si trovano nell'incertezza, la condizione peggiore. Perché frena tutto. Soprattutto in una fase storica nella quale occorrerebbe entusiasmo per provare a mettersi alla spalle la Grande Crisi. E pensare che nella Costituzione italiana vi è un articolo, il numero 47, che fa esplicito riferimento alla tutela del risparmio. Pochi sembrano ricordarlo. Il che fa pensare.

Visti i continui richiami a quella Carta, spesso strumentali e per interessi di bottega.

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