Coronavirus

Coronavirus, scatta l'allarme sui ventilatori. Chi li ha e perché sono pochi

Con l'emergenza Covid-19 il numero di ventilatori polmonari presenti nei vari ospedali italiani rischia di non essere più sufficiente. Il business di questi apparecchi è in mano a pochi grandi gruppi stranieri

Coronavirus, scatta l'allarme sui ventilatori. Chi li ha e perché sono pochi

Si chiamano ventilatori polmonari e sono i respiratori che negli ospedali stanno letteralmente salvando la vita a quei pazienti contagiati da coronavirus che hanno difficoltà a respirare. Il loro funzionamento è semplice: sono macchine capaci di insufflare nei polmoni, al fine di consentirne l'espirazione, una miscela di gas.

In questi giorni è emerso un problema secondario non da poco. Oltre al fatto che il numero di ventilatori polmonari presenti nei vari nosocomi italiani rischia di non essere più sufficiente, visto che i pazienti colpiti da Covid-19 in terapia intensiva continuano ad aumentare, c'è da considerare che la produzione di tali apparecchi è in mano a una decina di grandi gruppi stranieri.

Di questa oligarchia fanno parte Becton, Dickinson and Co., General Electric e Res Med (americane), Philips (olandese), Hamilton Medical (svizzera), Fisher & Paykel (neozelandese), Dräger e Maquet (tedesche), Medtronic (irlandese)e Smiths (inglese). Come spiega il Corriere della Sera, le aziende italiane sono state tagliate fuori dai giochi perché troppo piccole per una competizione troppo serrata.

Pochi ventilatori e pochi produttori

Nel frattempo il sistema sanitario nazionale del nostro Paese deve affidarsi ai magazzini esteri. Il motivo è semplice: stiamo parlando di tecnologie avanzate che richiedono massicci e continui investimenti in ricerca. Non tutti possono competere con i cinque grandi gruppi che si spartiscono la metà del mercato mondiale e, in generale, le grandi strutture sanitarie si riforniscono solo tra i primi dieci produttori.

In Italia i ventilatori polmonari sono a disposizione delle strutture pubbliche, che contano oltre cinquemila posti letto in terapia intensiva, ma data l'emergenza sanitaria provocata dal coronavirus si sono resi necessari nuovi investimenti.

E così, sempre secondo Il Corriere, la Lombardia avrebbe già investito 47 milioni di euro per acquistare più macchine, così come altre regioni italiane avrebbero concluso gare d'appalto e collocato ordini. Il Fatto Quotidiano sottolinea come la Consip stia cercando di reperire con urgenza 5mila apparecchi di ventilazione per supportare le terapie intensive e subintensive.

Questi ventilatori possono essere acquistati sia sul portale Alibaba, il quale mette in vendita prototipi più o meno affidabili che vanno da pochi dollari alle decine di migliaia al pezzo, oppure presso una delle grandi aziende citate.

La corsa ai rifornimenti è scattata.

Commenti