Economia

Così la burocrazia ha spento la memoria del grande Totò

Noi italiani difettiamo nel tener viva la memoria delle nostre personalità più illustri

Così la burocrazia ha spento la memoria del grande Totò

Noi italiani difettiamo nel tener viva la memoria delle nostre personalità più illustri. La scomparsa di Liliana de Curtis, figlia del grande Totò, ha riacceso l'attenzione su una vicenda che le recava molto dispiacere: l'impossibilità a veder realizzato in vita il suo sogno, quello di un museo dedicato a suo papà, al comico per eccellenza, amatissimo anche all'estero. Un'odissea lunga vent'anni e caratterizzata da speranze, intoppi, ripartenze, nuovi stop, annunci qualche giorno dopo disattesi, lunghi silenzi, indignazioni della politica e immancabili ritardi. Risultato: nessuna apertura.

Ancora una volta la burocrazia è riuscita a fare da tappo. Ad interrompere un percorso che avrebbe dovuto portare all'auspicata apertura del museo. Proviamo solo ad immaginare il danno economico prodotto alla città da queste progressive interruzioni. Totò è un'icona mondiale. Un simbolo della napoletanità e del genio creativo italiano. I suoi film hanno circolato e circolano ancora in tutti i Paesi anche in quelli più insospettabili. Perché il talento popolare non ha confini come ha dimostrato nella sua luminosa carriera il «principe della risata». In vent'anni quanti turisti sarebbero accorsi a Napoli richiamati dalla possibilità di visitare il museo Totò? Uno schiaffo della burocrazia all'economia (pensiamo all'indotto) di una bellissima città e uno schiaffo assai doloroso alla cultura.

La figlia del principe de Curtis aveva curato personalmente la raccolta dei cimeli e studiato nel dettaglio la costruzione delle sale espositive collocate nello storico Palazzo dello Spagnolo. Adesso, dopo i funerali, sono tornati gli annunci. Vedremo se si tradurranno in concretezza. Se gli intoppi burocratici verranno, una volta tanto, risolti. Il ministro Franceschini uomo che alla cultura, alla conservazione e al rilancio del nostro infinito patrimonio artistico parrebbe tenere davvero si è assunto l'impegno ad accelerare.

Speriamo che Totò non debba sentenziare con una sua celebre battuta: «Ma mi faccia il piacere!».

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