
Le poste dei principali Paesi europei interrompono le spedizioni dei pacchi negli Usa. Colpa del decreto approvato a fine luglio da Donald Trump, che entrerà in vigore il 29 agosto e che modifica le procedure doganali per le merci spedite verso gli Usa. Queste in precedenza beneficiavano di una franchigia doganale fino a 800 dollari mentre con le nuove misure verranno applicate tariffe comprese tra 80 e 200 dollari per articolo.
I postini del vecchio Continente sono, dunque, corsi ai ripari: Poste Italiane dal 23 agosto sospenderà temporaneamente l'accettazione di tutte le spedizioni contenenti merci destinate agli Stati Uniti. "Continueranno a essere accettate le spedizioni di corrispondenza non contenenti merce, nonché quelle veicolate da Poste Italiane negli Stati Uniti attraverso il servizio Poste Delivery International Express gestito attraverso un processo logistico differente. I clienti saranno tempestivamente informati e aggiornati su tutte le misure che saranno messe in atto", spiega in una nota il gruppo guidato da Matteo Del Fante (in foto).
Stop ai pacchi verso gli Usa anche in Francia: La Poste sospenderà le spedizioni dal 25 agosto, ad eccezione dei regali tra privati di valore inferiore a 100 euro, a causa del recente inasprimento delle normative doganali statunitensi. Stessa musica in Austria, in Belgio e in Germania. Dhl, il gruppo che controlla anche le Poste tedesche, ha annunciato che da ieri non sarà più possibile inviare pacchi negli Stati Uniti per clienti commerciali. Per l'azienda "ci sono ancora rilevanti questioni che vanno chiarite" rispetto all'applicazione dei dazi che entreranno in vigore dal 29 agosto, ad esempio quelle riguardanti "come e da quale autorità saranno emessi". La misura non riguarda i pacchi spediti da privati a privati con un valore fino a cento dollari americani dichiarati come "regalo". Tuttavia, il gruppo precisa che queste spedizioni saranno controllate molto più che in passato per evitare abusi. Per l'invio di documenti, invece, non cambia nulla. Le restrizioni saranno temporanee, non è però chiaro fino a quando.
Nel frattempo, restando sul campo dei dazi, ieri l'industria siderurgica europea Eurofer ha lanciato un nuovo allarme perché una "parte significativa" di circa 1 milione di tonnellate di acciaio della Ue potrebbe scomparire già a causa dei dazi Usa del 15% previsti attualmente per i veicoli Ue e senza ancora considerare le tariffe Usa al 50% che gravano sul comparto.
Eurofer comunque sottolinea che l'incertezza per il settore rimane elevata soprattutto per via della tariffa al 50% che continua a gravare sull'export diretto di acciaio e alluminio dall'Ue verso gli Stati Uniti, e ancora irrisolto dopo la dichiarazione congiunta Ue-Usa adottata giovedì.