La difesa: «Le colpe di Snamprogetti non ricadano su Saipem»Il processo per corruzione internazionale

É possibile che un'azienda sia chiamata a rispondere dei reati commessi anni prima dai manager di un'altra società, per il solo fatto di averla successivamente acquistata? Sì, secondo la legge 231 che ha istituito la responsabilità penale delle persone giuridiche. Ma ieri i legali di Saipem hanno chiesto che la Corte costituzionale abroghi questa norma, che contrasta col principio secondo cui la responsabilità penale è personale e non può essere trasmessa come se si trattasse di un debito.
Saipem e cinque suoi dirigenti sono sotto processo a Milano per corruzione internazionale, in relazione a tangenti che sarebbero state versate al governo nigeriano da Snamprogetti, acquistata da Saipem nel 2006 e fusa per incorporazione nel 2008. Il pagamento delle tangenti risale al 2002-2004, ma la legge 231 stabilisce che a rispondere, in caso di fusione o incorporazione, sia la nuova società.
Ieri il pm Fabio De Pasquale si preparava a pronunciare la requisitoria.

Ma i legali di Saipem, Angelo Giarda e Massimo Pellicciotta, hanno chiesto che il tribunale trasmetta gli atti alla Consulta: anche perché il governo Berlusconi inserì questa clausola nella legge 231 senza che il Parlamento avesse dato alcuna delega sul tema delle fusioni. É ovvio che le obbligazioni pecuniarie si trasferiscono all'incorporante. Ma, dicono i legali, non le colpe penali. Il 26 marzo il tribunale stabilirà se mandare gli atti alla Corte costituzionale.

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