Politica economica

"Dogane, in Europa un'agenzia"

"Serve per rendere omogenee le norme nazionali. E in Italia mettiamo il territorio al centro"

"Dogane, in Europa un'agenzia"

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In dieci mesi ha riorganizzato l'intera macchina amministrativa. Ha riformato tutte le strutture degli uffici centrali, nominato nuovi dirigenti generali, tra cui diverse donne, assunto nuovo personale, redistribuito compiti e funzioni, ridato centralità all'istituzione. Roberto Alesse, direttore dell'Agenzia Dogane e Monopoli da metà gennaio scorso, non si è limitato al riassetto interno, spostando competenze di casella in casella, ma d'accordo con il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha chiamato alla guida della direzione Affari Generali un ambasciatore della Farnesina, Andrea Mazzella, e a quella dell'Antifrode un magistrato dell'esperienza di Sergio Gallo. Un lavoro complesso, destinato a restituire smalto e autorevolezza a uno dei gangli più delicati del Paese che le vicende giudiziarie dell'ex direttore generale Marcello Minenna avevano in qualche misura appannato.

Alesse, a quanto è dato sapere lei non intende fermarsi alla sede centrale della Capitale. Nel mirino ora ha messo l'organizzazione degli uffici territoriali. Cosa cambierà esattamente?

«Sarà una riforma storica, che unifica sul territorio tutti gli uffici dell'Agenzia ancora oggi vincolati alla logica di due mondi separati tra loro: da un lato le dogane, dall'altro i monopoli».

Che cosa significherà in concreto per l'utenza?

«Si potrà finalmente contare su un'amministrazione sostanzialmente unica, con procedure più snelle, veloci e razionali. Perché il vero volto dell'Agenzia è il territorio, dove i nostri funzionari assolvono quotidianamente compiti che il cui ruolo strategico gran parte dei cittadini ignorano».

Qualche giorno fa ha annunciato il varo degli Stati Generali dell'Agenzia. Lo scopo finale non è chiarissimo. C'era davvero bisogno di un altro evento celebrativo?

«Non sarà un evento celebrativo. Era tempo di organizzare un appuntamento annuale finalizzato ad ascoltare e raccogliere dai rappresentanti delle istituzioni, dell'imprenditoria e del mondo accademico contributi, riflessioni e proposte su tematiche rilevanti per l'Agenzia. Un confronto destinato ad affinare ulteriormente la nostra articolata attività».

In aprile, parlando alla Camera, lei sollecitò un cambiamento di paradigma per garantire che le dogane dell'Unione possano contribuire alla difesa dell'Europa. Che cosa intendeva per «difesa dell'Europa»?

«Tra il 5 e il 7 dicembre si svolgerà a Venezia un grande evento internazionale che vedrà all'opera l'Organizzazione mondiale delle dogane. In quell'occasione sarà più facile comprendere il senso del mio invito».

Possiamo già parlarne?

«È presto detto. In Laguna saranno presenti circa 30 Paesi con le loro delegazioni, tra cui Stati Uniti, Cina, Arabia Saudita, Francia, Germania, Belgio. Si discuterà del futuro delle dogane in un momento storico che vede mutare rapidamente il quadro geopolitico non solo per ragioni connesse ai conflitti in corso in Ucraina e in Palestina, ma anche perché le dogane sono sempre più gravate da un drastico aumento dei volumi commerciali i cui scambi richiedono velocità e sicurezza. Sarà un confronto di grande interesse».

Finalizzato a cosa esattamente?

«Per quanto riguarda l'Unione europea, per esempio, lo scopo è gettare le basi per la creazione di un'unica autorità doganale per rendere omogenea tutta la normativa degli Stati membri e per dare vita a un'unica centrale dei rischi per combattere il fenomeno delle frodi».

Un problema serio quello delle frodi, che nonostante i numerosi presidi attivati, l'Agenzia non è finora riuscita a debellare. Quali sono i settori più colpiti?

«Il fenomeno della contraffazione coinvolge principalmente farmaci, alimenti, giocattoli, abbigliamento e accessori di moda e ha ricadute deleterie sulla nostra economia. Un problema non da poco perchè oltre a esporre i consumatori ignari a prodotti di scarsa qualità, allo stesso tempo sottrae alle casse dello Stato introiti significativi. Un maggior coordinamento tra le diverse agenzie otterrebbe risultati migliori».

L'Agenzia Dogane e Monopoli può essere paragonata a una grande holding pubblica di carattere finanziario al servizio dello Stato. A quanto ammonta il suo contributo alle casse dello Stato?

«Oscilla intorno a 80 miliardi, il 16% circa del gettito totale. Un po' tutti i settori operativi vi contribuiscono, a partire dalle dogane e dai giochi.

Ma di fondamentale importanza è anche l'attività di vigilanza e controllo, che incide non poco sul totale delle risorse da destinare all'Erario».

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