Politica economica

Eni, Enel, Edison e Ansaldo così l'Italia torna al nucleare

Negli ultimi mesi si sono moltiplicate le iniziative su progetti di reattori di nuova generazione nella fusione

Eni, Enel, Edison e Ansaldo così l'Italia torna al nucleare

La grande industria energetica italiana torna a investire sul nucleare e lo fa alla luce del sole dopo anni di studi e analisi sottotraccia, con una filiera che si è sviluppata al servizio del mercato estero. Eni, Enel, Ansaldo Nucleare, Ansaldo Energia, Edison hanno annunciato in questi giorni importanti progetti e l'avvio di nuove collaborazioni provando a dare forma a una nuova industria dell'atomo, azzoppata dal referendum del 1987. Merito anche delle aperture del governo di centro-destra con la premier Giorgia Meloni che proprio ieri, su nuove polemiche politiche accese dalle dichiarazioni di Carlo Calenda, si è detta favorevole come la Francia alla neutralità tecnologica. Dal canto suo il rappresentante del Terzo Polo ha scatenato la forte reazione della sinistra (e del suo stesso partito) dopo aver aperto al nucleare dicendosi, sul tema, più vicino al centrodestra che al Pd di Schlein.

Ma di quale nucleare si parla? Dal 1987 a oggi questa tecnologia non è più la stessa e al di là delle dispute politiche non ci vorrà meno di un decennio per far ripartire un business tricolore. Sul nucleare c'è chi guarda alla cosiddetta quarta generazione, come Enel, Ansaldo ed Edison. Ma anche chi, come l'Eni di Claudio Descalzi, punta alla fusione e i suoi sviluppi.

Ma quali sono le differenze e lo senario? In sintesi, «il nucleare di quarta generazione spiega a il Giornale il presidente dell'Associazione Italiana Nucleare Umberto Minopoli - usa uranio e si basa sulla fissione (la scissione di un nucleo atomico pesante come quello dell'uranio che genera energia), mentre la fusione magnetica usa idrogeno e si basa sulla fusione (l'unione di due nuclei atomici leggeri di idrogeno sempre allo scopo di generare energia)». Entrambe producono una reazione nucleare. Ma se nel primo caso si tratta di una evoluzione del primo nucleare, la fusione è una strada tutta nuova, in fase di studio e sperimentazione.

«La maggiore difficoltà sul fronte della fusione è quella di riuscire a gestire l'energia liberata contenendola attraverso l'azione dei magneti», spiega Minopoli plaudendo ai grandi passi avanti avvenuti in questo campo, ma ricordando che ci vorrà tempo prima che ne venga dimostrata la «fattibilità elettrica». Al lavoro su questo c'è l'Eni che con il Mit (Massachusetts Institute of Technology) ha un obiettivo ambizioso: realizzare nel 2025 il primo impianto pilota a confinamento magnetico, ed entro il 2035, costruire la prima centrale elettrica industriale in grado di immettere elettricità nella rete.

Guardando invece alla quarta generazione va ricordato che si tratta di una evoluzione a tendere delle prime tre che derivano da progetti nati alla fine degli anni '40. Al momento ci sono in costruzione 54 reattori di terza generazione, 29 in Europa.

La quarta generazione promette di superare alcune delle principali criticità del passato nucleare: per esempio, non utilizza uranio-235 bensì uranio naturale che non viene trasformato in rifiuto radioattivo. Aspetto che permette di eliminare il 99% delle scorie. Inoltre, questi reattori sono dotati di sistemi molto più sicuri. Per escludere che possa verificarsi una nuova Chernobyl.

I tempi sono anche qui lunghi. Per questo, bisognerà attendere il 2035 per i prototipi più consolidati di quarta generazione classica, e almeno il 2040 per vedere questi impianti pienamente operativi. Ci sono però progetti per reattori di taglia più piccola: «Si tratta di Smr (600 Mw) che hanno diversi plus sul fronte dell'economicità, della localizzazione e dell'efficienza. Non solo, usano le scorie come combustibile per reattori», spiega Minopoli. Sulla quarta generazione e sugli Smr si sta muovendo per esempio Enel che collabora con Newcleo, società italiana con sede a Londra. Un ritorno per il gruppo guidato da Francesco Starace che ha attualmente una capacità nucleare di oltre 3,3 GW in Spagna, e detiene il 33% della slovacca Slovenské elektrárne.

L'impegno delle italiane all'estero non è mancato in questi anni e Ansaldo Nucleare - che sta ammodernando la centrale di Cernavoda in Romania - collabora con Edf, Edison e Ansaldo Energia allo sviluppo della quarta generazione.

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