Kashagan, cessioni e petrolio. Sono queste le parole magiche che dovrebbero far rifiorire le sorti borsistiche di Eni che, da inizio anno, è praticamente immobile.
Finora il 2016 è stato amaro per il colosso petrolifero guidato da Claudio Descalzi che ha sottoperformato l'indice di riferimento settoriale di ben dieci punti, ma la svolta potrebbe essere ormai alle porte. Lo sostiene Credit Suisse che consiglia ai propri clienti di acquistare il titolo con un obiettivo di prezzo a 16 euro. Nonostante tutto però, anche ieri, il titolo ha chiuso in calo dello 0,6% a 13,7 euro, penalizzato dal debole andamento dell'oro nero (il Brent ha perso l'1,3% a 47 dollari a barile), tornato a scendere dopo due giorni di ripresa grazie all'accordo tra Russia e Arabia Saudita e alle speranze riposte nel prossimo vertice Opec (26-28 settembre). Peraltro, secondo il broker, la strategia del gruppo di rifocalizzazione sul business, di attenzione ai costi e disciplina sui progetti ad alta intensità di capitale, porterà a minori investimenti operativi e, di conseguenza, a ridurre il pareggio al di sotto dei 60 dollari al barile a partire dal 2018. «I nuovi progetti peraltro raggiungono il livello di pareggio già a 27 dollari» nota una fonte vicino all'azienda.
Per Credit Suisse l'obiettivo di prezzo potrebbe addirittura arrivare a 18 euro qualora l'impegnativo piano di dismissioni da 7 miliardi di euro, previsto tra il 2016 e il 2019, sia realizzato con successo. Il piano, come sottolinea il broker, è rimasto inalterato nonostante il passo indietro di due mesi fa di Descalzi su Versalis, la controllata campione della chimica verde per cui erano in corso trattative con Sk Capital. «Sappiamo che Versalis è in vendita e che Eni sta parlando con alcuni investitori potenziali» ha dichiarato ieri a Reuters Md Arif Mahmood, esecutive vice president e ceo del settore downstream di Petronas, sottolineando tuttavia che «rilevare la Versalis non è fra i nostri progetti». Insomma, la situazione è complessa, ma in movimento. Entro fine anno dovrebbe invece essere annunciata la vendita parziale del Mozambico, ed entro i primi mesi del prossimo anno dovrebbe seguire la cessione, sempre parziale, del colosso egiziano Zohr. Entrambe le partecipazioni dovrebbero, a giudizio del broker, essere cedute a prezzi sostenuti.
Gli esperti di Credit Suisse pongono infine l'accento sull'atteso aumento del 5% della produzione nel 2017 grazie agli elevati margini di Val D'Agri e al riavvio della produzione nel mega giacimento di Kashagan nel Mar Caspio previsto a ottobre, dopo quasi due anni di fermo, oltre all'accelerazione a Noor in Egitto e a Goliat in Norvegia.
Dall'altra parte dell'Oceano intanto l'M&A è protagonista del settore petrolifero:
Enbridge, operatore di oleodotti canadese, ha annunciato l'acquisizione della rivale statunitense Spectra Energy per 28 miliardi di dollari, mentre Eog Resources acquisterà Yates Petroleum e per 2,5 miliardi di dollari.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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