Economia

Eni, il tesoro in Egitto diventa doppio

Eni alza la posta in Egitto e a poche settimane dalla maxi scoperta di gas nel campo di Zohr annuncia il possibile raddoppio. «È probabile che sotto il giacimento ce ne sia un altro», ha rivelato ieri l'ad Claudio Descalzi, in audizione alle Commissioni Industria di Camera e Senato auspicando «che i volumi di gas stimati possano aumentare» e assicurando fin da ora che la controllata Saipem «potrà avere un ruolo cruciale nelle operazioni di sviluppo». Ossigeno per la galassia Eni (+1,3% in Borsa) che, come le altre major mondiali, è in difficoltà a causa del crollo del petrolio che da un anno e mezzo tiene in ostaggio il settore.

Così, a poche settimane dal business plan «Fit for future» che l'ad Stefano Cao sta mettendo a punto per Saipem, la grande scoperta fatta dall'Eni in Egitto, ne migliora le prospettive. Certo ci vorrà tempo perché San Donato possa lasciarsi alle spalle le inchieste giudiziare (Algeria e Brasile) e le commesse mancate (South Stream): Saipem ha chiuso ieri in Piazza Affari a 8 euro, ma un anno fa valeva oltre 17 euro. Anche il dossier sul deconsolidamento del debito in capo all'Eni è ancora tutto da risolvere. Tuttavia, gli analisti vedono qualche spiraglio e Nomura ha migliorato il giudizio su Saipem, portandolo da reduce (ridurre) a neutrale, e alzando da 5,4 euro a 7,3 euro il prezzo obiettivo.

In questo contesto, i prossimi mesi e il cda Eni di dicembre che definirà gli investimenti in Egitto saranno cruciali. Ad oggi la scoperta è stata valutata circa 850 miliardi di metri cubi di gas ma «si tratta della stima più conservativa». Il campo Zohr è un giacimento «supergiant» di gas naturale con un'estensione di circa 100 chilometri quadrati. Solo dopo la trivellazione sarà possibile capirne esattamente la portata. «Probabilmente - ha spiegato Descalzi - sotto questo giacimento potrebbe essercene un altro, anche questo importante». In ogni caso, l'Egitto intende sviluppare in tempi rapidi la scoperta, già nel 2017, e l'ad ha indicato che nelle prossime settimane il gruppo presenterà il piano di sviluppo da 10 miliardi. La produzione verrà avviata a gennaio-febbraio 2017.

«I tempi sono rapidi, sono stretti», ha proseguito Descalzi, «perché l'Egitto vuole ridurre, se non terminare, il gas che importa e questo giacimento rappresenta il 65-70% delle sue produzioni». L'ad ha puntualizzato che nella fase di massimo sfruttamento la stima è di 70-80 milioni di metri cubi al giorno, quindi 30-35 miliardi l'anno. «Un valore estremamente importante», ha detto Descalzi, ricordando che oggi l'Egitto consuma 45 miliardi di metri cubi. Aspettando l'avvio del progetto egiziano l'agenda del gruppo è comunque fittissima. Dopo il piano Saipem potrebbe entrare nel vivo il deconsolidamento del debito. Quanto all'attività dell'Eni il focus resta sul taglio dei costi.

Il tutto, con un occhio di riguardo al ritorno in Iran e al terzo trimestre (29 ottobre), nonchè alla riunione Opec del 6 dicembre.

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