Exor mette in cascina due miliardi

Exor mette in cascina due miliardi

Oltre 3 miliardi di euro, per la precisione 3 miliardi e 200 milioni: a tanto ammonta il nuovo tesoretto nel forziere di Exor. A rafforzare la capacità di investimenti della holding torinese, il colpo a sorpresa messo a segno, nel fine settimana, dal presidente John Elkann. La cessione, cioè, di uno dei gioielli della corona: tutta la partecipazione, pari al 15% del capitale, nella società Sgs, di cui è (e resterà) presidente Sergio Marchionne, ad di Fiat-Chrysler.
Acquirente, per 2 miliardi di euro (la plusvalenza per Exor è pari a 1,53 miliardi), è Gbl (Groupe Bruxelles Lambert), controllato dalle famiglie Desmarais e Frère, con le quali Elkann ha tessuto, negli ultimi anni, ottimi rapporti. Gli stessi che il giovane numero uno della galassia Agnelli, da quando è salito ai vertici del gruppo, sta intrecciando con le altre grandi famiglie del capitalismo internazionale.
Il passaggio di mano di Sgs, leader mondiale nella certificazione, sarà perfezionato il prossimo 10 giugno, e il ricavato, spiega in una nota Exor, verrà utilizzato per cogliere nuove opportunità. Exor è azionista di Sgs dal 2000 e, da quel momento, ha aumentato la capitalizzazione quattro volte e più che raddoppiato i ricavi a 5,6 miliardi di franchi svizzeri. Sempre Sgs, ha rappresentato per Fiat una fucina di manager: Marchionne e Rich Tobin, ad di Cnh, arrivano da lì.
La cessione del gioiello, di cui Elkann non aveva fatto cenno alla recente assemblea di Exor, se non ribadendo di essere pronto a sfruttare tutte le oppurtunità che si fossero presentate, fa aumentare all'ennesima potenza la potenza di fuoco della holdingi. Il tesoretto, a questo punto, potrebbe essere utilizzato per investire nelle aziende target, ovvero società globali quotate e non quotate, di cui gli Agnelli aspirano ad avere il controllo. Viene anche precisato che la vendita per 2 miliardi del 15% in Sgs, non è funzionale alla laboriosa fusione di Fiat con Chrysler (alla necessità sarebbero bastati i 1.200 milioni in cassaforte prima dell'accordo con Gbl).
Vero è, comunque, che bisognerà aspettare la conclusione dell'iter Fiat-Chrysler per capire se occorrerà un'iniezione di denaro per sostenere lo sviluppo del nuovo gruppo automobilistico. In quel caso, si provvederebbe o con la cessione di un asset, all'interno del perimetro Fiat, oppure con un aumento di capitale.
Sgs, in questi anni, si è rivelata una gallina dalle uova per gli Agnelli, avendo resistito alle ultime pesanti crisi che hanno coinvolto l'economia mondiale: da quella, drammatica, dell'11/9/2001 fino alle più recenti (in proposito, la società, che ha sede a Ginevra, ha assicurato alla holding torinese un ritorno annuo del 17%).
Un ruolo importante nel condurre a termine l'operazione lo ha svolto anche Gerardo Bragiotti, di Banca Leonardo, azionista della stessa Gbl nonché consulente di Exor.
«Abbiamo avuto il privilegio - il commento di Elkann all'operazione - di sostenere lo sviluppo di Sgs nel corso degli ultimi 13 anni e siamo fiduciosi che la società continuerà a crescere e a rafforzarsi. Le famiglie Desmarais e Frère, che conosco bene personalmente, sapranno sostenere appieno Sgs nella sua prossima fase di crescita».


Il mercato ha accolto positivamente la decisione di Exor su Sgs, e tutta la galassia Agnelli, a esclusione di Fiat Industrial (stabile), ha fatto un deciso passo avanti in Borsa: +3,27% (6,3 euro) per Fiat, il titolo migliore di quelli a elevata capitalizzazione della piazza milanese, e +1,34% (24,9 euro) per Exor.

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