"Fca-Psa? Nessuno sconto su addetti e investimenti"

Il leader Uilm: «Piena occupazione in Italia e un coordinamento con i sindacati europei»

"Fca-Psa? Nessuno sconto su addetti e investimenti"

Pietro Gorlier, responsabile per l'Europa di Fca, e Pietro De Biasi, capo delle relazioni industriali, incontreranno oggi a Torino i leader di Fim, Uilm, Ugl e Fismic. In separata sede, i due manager vedranno la delegazione Fiom. Su entrambi i tavoli le prospettive per il polo produttivo italiano dopo la fusione tra Fca e Psa. «La prima domanda da porre a Fca - afferma Rocco Palombella, segretario generale Uilm - è se c'è la convinzione che gli impianti in Italia manterranno la piena occupazione. Inoltre, attendiamo conferme sul proseguimento degli investimenti previsti».

Intanto, Patrick Michel, delegato sindacale di Force Ouvriere in Psa, parla di «nozze rassicuranti per il futuro».

«È bene che queste fusioni siano gestite con trattative continue allo scopo di verificare come procede l'intesa e il rispetto dei programmi. Ma è pure importante arrivare a un coordinamento con i sindacati degli altri Paesi interessati per la salvaguardia dell'occupazione».

Ai lavoratori italiani spetta un posto nel cda di Fca-Psa. Non è che vi metterete a litigare per la scelta del nome.

«Dobbiamo innanzitutto recuperare un minimo di storicità su come funzionano i consigli allargati ai lavoratori. È surreale la posizione espressa dalla Fiom, secondo cui è necessario passare dal voto. Sono rimasti agli anni '30».

Quindi?

«Da individuare è una figura rappresentativa con competenze specifiche. Si troverà sicuramente un accordo. I sindacati non devono porre un problema e dimostrare pochezza con beghe di organizzazione».

In questo caso, Fca-Psa funge da apripista?

«Esatto. E dobbiamo valorizzare questo schema affinché sia adottato dalle altre grandi aziende del Paese».

Lo Stato francese resta nel cda del nuovo gruppo.

«Il nostro governo, invece, si è limitato a dire che monitorerà lo sviluppo dell'alleanza. Questa frase per noi è un elemento di preoccupazione sul piano politico, mentre dal lato pratico il fatto che questo governo se ne stia fuori è una garanzia e non un disonore. Sono chiari i due approcci diversi in tema di politica industriale».

Cercherete di recuperare la Fiom?

«Dovrà prima dimostrare di aver capito quali sono le sfide da affrontare e che la situazione è cambiata. La partecipazione deve entrare nel loro Dna».

Il contratto siglato con Fca resterà valido?

«Non penso a stravolgimenti sul contratto di primo e secondo livello».

Puntate a equiparare le buste paga con gli operai degli altri Paesi europei coinvolti?

«È un obiettivo, ma non nel medio termine. Da vedere sono gli aspetti normativi e fiscali».

E Carlos Tavares?

«Non lo conosciamo. Ci siamo visti con Gorlier e Mike Manley: di entrambi apprezziamo le capacità. Hanno tenuto come riferimento l'impostazione nel modo di comunicare data da Sergio Marchionne. Ci fidiamo di loro. Fca farà valere la sua posizione di forza e la presidenza di John Elkann la considero una garanzia in questo».

C'è chi sostiene che, alla fine, la bilancia penderà dalla parte francese.

«Dicevano anche che saremmo diventati americani. Non è successo in quella occasione, non accadrà ora».

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