La prima settimana di aprile, mese che coincide con le assemblee della galassia Agnelli (Fca, Cnh Industrial e Ferrari il giorno 14 ad Amsterdam) si è aperta con non pochi scossoni per il settore dell'auto. Da una parte c'è Fca, che negli Usa è andata incontro a un nuovo calo delle vendite in marzo (-5%), tradendo le attese del mercato che puntava su una crescita delle immatricolazioni del 2,7%; dall'altra, invece, è da registrare l'accordo per la cessione, da parte di Ferdinand Piëch, di buona parte del suo 14,7% in Porsche Se, holding che con il 52,2% controlla il Gruppo Volkswagen, ad altri membri delle famiglie Porsche e Piëch.
Il mercato, intanto, guarda con preoccupazione l'allungarsi della striscia negativa di Fca negli Usa, Paese dal quale il gruppo trae i maggiori profitti. E anche se il calo di marzo risulta meno pesante rispetto a gennaio (-11%) e febbraio (-10%), la Borsa non l'ha presa bene. Il titolo del Lingotto ha perso quasi il 5%, quotando ieri a Milano a 9,74 euro (giù anche Ferrari, -1,22% a 68,90 euro, e la holding Exor, -1,09% a 47,95 euro). Con il risultato di frenare tutto il listino (-1,2%). A pesare, spiega una nota, sono state «le vendite alle flotte, scese del 15%», in seguito alla decisione di Fca di puntare a un mercato più remunerativo. Le immatricolazioni retail sono calate dell'1%. Nell'offerta, bene soprattutto Jeep Grand Cherokee (+22%) e Fiat 500 (+12%). Per il marchio Jeep, il più importante, tra gennaio e marzo le vendite sono scese dell'11%.
Resta il fatto che i pesanti incentivi messi in campo dalle Case non sono ancora riusciti a imprimere l'accelerazione che i costruttori si attendevano. Sempre negli Usa, infatti, Ford ha chiuso marzo con un -7,2%, al di sotto delle stime degli analisti, mentre a segnare un dato positivo è Gm: +1,6%. E sempre negli Usa continua la ripresa di Volkswagen, al quinto risultato positivo consecutivo: +2,68%. Il «Dieselgate» sembra avere esaurito, almeno per ora, i suoi riflessi negativi. Il modello che più piace agli yankee è la Golf nelle sue varie declinazioni, SportWagen e Gti in primis.
Una curiosità riferita al mercato Usa. Se in Piazza Affari la «piccola» Ferrari nei giorni scorsi ha superato per capitalizzazione la più grande Fca, lo stesso accade a Wall Street, dove la «piccola» Tesla (46,67 miliardi di dollari di capitalizzazione) vale più del colosso Ford (46,14 miliardi) e si mette in scia all'altro big, General Motors (52 miliardi).
Dagli Usa all'Italia. Qui per il Lingotto va molto meglio, grazie anche alle immatricolazioni che hanno ripreso a galoppare: +18,2% in marzo e +11,9% da gennaio. «Un tasso - secondo Gian Primo Quagliano (Centro studi Promotor) - che se dovesse mantenersi per l'intero anno, porterebbe il 2017 a chiudere il suo consuntivo con 2.043.000 vendite, cioè a livello un po' oltre la stima precedente 2.031.000». Fca, in Italia, fa meglio del mercato, portando a casa per il mese scorso, un +21,3% (+13,9% nel trimestre). Peccato, però, che la Borsa guardi più agli Stati Uniti.
Tornando al riassetto a monte del Gruppo Volkswagen, dalla vendita ai familiari (sconosciuti finora i nomi dei destinatari) della maggior parte del suo 14,7% in Porsche Se, l'ex numero uno Piëch, alla soglia degli 80
anni, incasserà circa 1,1 miliardi. Piëch, la cui madre Luisa era figlia di Ferdinand Porsche, aveva rimproverato al vertice della Casa tedesca di essere a conoscenza della «questione diesel» ben prima di quanto ammesso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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