Economia

Ferrari, conti record ma in Borsa fa -5,6%

Il mercato puntava sul rialzo delle stime 2022. Per Purosangue il V12

Ferrari, conti record ma in Borsa fa -5,6%

Per Ferrari un primo trimestre con numeri da record, ma alla Borsa non basta. Probabilmente nelle sale operative ci si attendeva un ritocco verso l'alto della guidance 2022, confermata (fatturato stimato a 4,8 miliardi), invece, dall'ad Benedetto Vigna, al suo ottavo mese a Maranello. E così le azioni sono scese del 5,6%, a 192,55 euro, in attesa del «Capital markets day» del 16 giugno prossimo.

Eppure, come accennato, la trimestrale del Cavallino ha visto i ricavi superare quota 1 miliardo di euro (+17,3%), le consegne attestarsi a 3.251 unità (+17,3%), l'ebitda porsi a 423 milioni (+15,4%), l'utile netto di 239 milioni (+16%) e un free cash flow di circa 300 milioni, quasi raddoppiato in virtù degli incassi delle caparre relative al bolide Daytona SP3.

Volano, intanto, gli ordini (il portafoglio copre già buona parte del 2023), mentre i volumi previsti per la maggior parte dei modelli risultano tutti venduti. Non sono comunque all'orizzonte investimenti per aumentare la capacità produttiva che resta tra 15mila e 16mila vetture l'anno. E a proposito di volumi, Vigna ha ricordato come «siano i ricavi a guidare i nostri risultati, non le consegne di auto». Dopo aver annunciato che per il primo «Fuv» di Maranello, Purosangue, in arrivo entro fine anno, la scelta è caduta sul motore V12 aspirato, quindi no all'opzione ibrida («si è voluto prediligere la performance e l'esperienza di guida»), Vigna si è soffermato sui problemi del momento.

«Lo scenario macroeconomico - osserva l'ad di Ferrari - pone nuove sfide, come gli approvvigionamenti e l'inflazione, ma qui a Maranello si è riusciti a far fronte alla situazione. La catena delle forniture si è dimostrata resiliente, ora continuiamo a monitorare lo scenario. Sui chip il team ha fatto un ottimo lavoro di pianificazione, i problemi ci sono stati, ma li abbiamo gestiti».

E sull'inflazione: «Non siamo immuni al problema, ma questa riguarda una porzione limitata della nostra base di costi, come per l'energia e le materie prime, tra cui l'alluminio e i metalli preziosi».

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