Napoletano, classe 1956, Paolo Fiorentino, è il portabandiera scelto dalla cordata di Raffaele Mincione e Gabriele Volpi con Aldo Spinelli. Se eletto sarebbe al suo secondo mandato come amministratore delegato di Carige dove è approdato, un anno fa, su proposta di Vittorio Malacalza e su assist di Unicredit, istituto dove il banchiere è entrato nel 1981 per ricoprirne via-via ruoli di crescente responsabilità. La rottura con l'azionista di riferimento dell'istituto genovese si è consumata in pochi mesi dalla sua cooptazione al vertice e, nel frattempo, Fiorentino è diventato portatore della visione sul futuro di Carige di un socio storico come Gabriele Volpi e della «new entry», Raffaele Mincione che, dopo l'esperienza nell'ex Popolare di Milano, ha debuttato lo scorso febbraio anche nella banca ligure.
L'obiettivo di Fiorentino è oggi vendere tutto, al meglio ma, soprattutto, il prima possibile, cercando di non fare di Carige la «parte debole» dell'accordo. A iniziare dalle partecipazioni in vetrina, tra cui la discussa quota nella redditizia AutoFiori su cui Gavio aveva già evidenziato il suo interesse, per chiudersi con la vendita della stessa banca. Un percorso non certo semplice, tanto più che negli ultimi mesi sono numerosi i banchieri che, di fronte alla prospettiva di nozze con la banca genovese, si sono tirati indietro. Ma tutto ha un prezzo, si sa. E a volte è anche puramente politico. Esclusa quindi la via del risanamento «stand alone», in autonomia, che invece persegue Malacalza: richiederebbe troppi capitali in un momento di mercato non proprio favorevole, come dimostra la decisione di posticipare l'emissione del previsto bond fino a 500 milioni. Non è poi detto che Piazza Affari sia disponibile ad aprire il portafogli visto che l'ultima ricapitalizzazione da 544 milioni, meno di quanto vale ora la banca in Borsa, risale all'autunno. Nel frattempo, l'esperienza nelle ristrutturazione Fiorentino, è ritenuta essenziale in questo processo di risanamento. Il banchiere, nominato direttore generale di Bank Pekao (Unicredit) nel 1999, in tre anni realizza la ristrutturazione della banca polacca. Torna vice direttore generale di Unicredito Italiano e responsabile della divisione nuova Europa, per poi divenire i responsabile dei global banking services.
È inoltre ritenuto un punto a favore del manager la continuità nei rapporti con la Bce, convitato di piombo di qualunque governance esca dall'assemblea dalla banca genovese del 20 settembre. L'Eurotower infatti ha dato tempo a Carige fino a fine novembre per presentare un piano in grado di riequilibrare il deficit di capitale da mettere poi in atto entro fine anno.
Ma la rigida tempistica potrebbe essere prorogata in caso di aggregazione, via suggerita apertamente da Francoforte nella recente lettera di richiamo e perseguita dalla lista Mincione.Curiosamente, infine, pur avendo lavorato al vertice di Unicredit negli stessi anni, Fabio Innocenzi, papabile ad per la lista Malacalza, non spende nel suo libro una parola per il ritratto dell'avversario, Fiorentino.
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