Alcuni dirigenti del gruppo Luxottica, tra cui l'ad Andrea Guerra, risultano indagati, come atto dovuto, nell'ambito di un'inchiesta della procura di Belluno in merito a una presunta elusione fiscale di 55 milioni di euro. La Guardia di finanza di Belluno, la scorsa settimana, ha fatto delle perquisizioni nelle sedi di Agordo e Milano. L'ipotesi di reato per il rappresentante legale e altri dirigenti in carica all'epoca dei fatti è di dichiarazione infedele. «Luxottica - spiega in una nota la società - ha piena fiducia nelle autorità italiane e confida che gli approfondimenti in corso sapranno confermare la correttezza dell'operato della società».
L'indagine nasce da un controllo e successiva contestazione da parte dell'Ufficio delle Entrate bellunese in merito alle dichiarazioni del 2007 di una delle società del gruppo sul cosiddetto «transfer pricing», ovvero la determinazione di un prezzo adeguato al valore dei prodotti venduti a società dello stesso gruppo operanti in Stati diversi: il sospetto del Fisco è che i prodotti siano stati venduti a controllate estere di Luxottica a un prezzo inferiore al dovuto al fine di ridurre l'imponibile in Italia.
La segnalazione è stata quindi trasmessa al pm bellunese Antonio Bianco che ha incaricato le Fiamme gialle di svolgere gli accertamenti. «Luxottica - si difende l'azienda - ha da sempre adottato e applicato una politica di Transfer Pricing nel totale rispetto dei vigenti principi di legge e delle più avanzate linee guida dettate al riguardo dall'Ocse (autorità di indiscusso riferimento internazionale in materia)».
Tra l'altro, viene fatto notare, i rilievi del Fisco riguardano «ordinarie operazioni commerciali di esportazione della società manifatturiera Luxottica verso le sue filiali localizzate in tutti i principali mercati del mondo» e dunque «ordinarie operazioni di vendita dei prodotti all'interno del gruppo» e non «operazioni straordinarie o aventi come controparti soggetti localizzati in Paesi a fiscalità privilegiata, o ancora ipotesi di estero vestizione». Inoltre i prodotti sono venduti «a filiali residenti di regola in altri Paesi membri dell'Ocse e comunque in Paesi a fiscalità ordinaria» con operazioni per le quali «non sussiste dunque alcun profilo di convenienza fiscale». Per questa ragione appare «davvero impensabile - sostiene Luxottica - ravvisare un intento di uso distorto del Transfer Pricing che possa assumere rilevanza sanzionatoria».
Le contestazioni del Fisco, che segnalando alla magistratura la sospetta elusione ha ottenuto in extremis il raddoppio dei termini per chiudere l'accertamento, riguardano solo una piccola parte (circa il 4%) delle vendite intercompany di Luxottica che da bilancio ammontano a più di 1,3 miliardi di euro.
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