Lo dice pure la Corte dei Conti: il reddito di cittadinanza è un flop

Il Procuratore generale della Corte, Fausta Di Grazia, sottolinea che solo il 2% ha trovato lavoro con questa misura. E poi aggiunge che per quanto riguarda quota 100 "i risultati sono stati al di sotto degli obiettivi"

Lo dice pure la Corte dei Conti: il reddito di cittadinanza è un flop

Il reddito di cittadinanza è stato un fallimento. Almeno stando ai dati della Corte dei Conti, che oggi ha presentato la relazione sul rendiconto generale dello stato 2019.

In merito alla misura voluta dai grillini, il Procuratore generale Fausta Di Grazia evidenzia che "risultano essere state accolte circa 1 milione di domande, a fronte di quasi 2,4 milioni di richieste, delle quali, secondo elaborazioni di questo Istituto, soltanto il 2% ha poi dato luogo ad un rapporto di lavoro tramite i Centri per l’impiego”. Poi aggiunge che per il reddito di cittadinanza sono stati stanziati 5.728,6 milioni di euro, dei quali ne sono stati impegnati 3.878,7 milioni.

Quota 100

Il giudizio non è certo migliore per quanto riguarda quota 100. Con questa misura si può andare in pensione con un’età minima di 62 anni e un’anzianità contributiva non inferiore a 38 anni.

A questo proposito, Di Grazia sottolinea che "i risultati sono stati al di sotto degli obiettivi illustrati nella Relazione tecnica che accompagnava il provvedimento, avente anche finalità di ricambio generazionale della forza lavoro”. Il Procuratore generale spiega che alla data del 31 dicembre 2019 sono state approvate 155.897 richieste di collocamento in quiescenza, pari a circa il 69% delle domande presentate. In particolare, Di Grazia precisa che “delle istanze accolte circa il 49% riguarda soggetti con oltre 41 anni di contribuzione, a fronte di un'anzianità lavorativa media di 40 anni”.

Conti pubblici

La Corte dei Conti osserva poi che nel 2019 la gestione del bilancio statale ha avuto un andamento molto positivo sia nelle entrate, sia nelle spese. L’organo di rilievo costituzionale evidenzia in particolare “una virtuosa inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti” per quanto riguarda la spesa. Basti pensare che “l'indebitamento netto, pari a circa 30 miliardi - si legge nella relazione -, si è ridotto nell'anno in misura significativa (di oltre 13 miliardi rispetto al 2018) e assai di più di quanto previsto nei documenti programmatici di bilancio”.

Il presidente di coordinamento delle sezioni riunite della Corte, Ermanno Granelli, sottolinea che le entrate sono aumentate del 2,8% (0,17% nel 2018). Lo stesso Granelli aggiunge che si è verificata una evidente accelerazione delle imposte dirette “su cui ha inciso l'obbligatorietà della fatturazione elettronica e l'avvio dell'applicazione degli indicatori di affidabilità in sostituzione degli studi di settore”. Sul fronte della spesa, Granelli dice che il livello delle uscite totali è rimasto stabile sui valori del 2018.

Taglio tasse su dipendenti e pensionati

Di Grazia ricorda inoltre che non è più possibile rinviare un intervento fiscale per ridurre le aliquote sui redditi dei dipendenti e dei pensionati.

Secondo il Procuratore generale, “l'alleggerimento della fiscalità potrebbe evitare, soprattutto in un momento di crisi globale, la costante erosione del potere d'acquisto delle famiglie e un'ulteriore contrazione del mercato interno, che non favorisce il gettito erariale”. Per la Corte dei Conti bisogna intervenire anche sulle imprese perché proprio a loro “sono affidate le concrete speranze di un rilancio del Paese”.

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