Fmi, nelle banche europee un rischio da 1.500 miliardi

Le banche europee, impegnate a rivedere il modello di business e a ridurre la dipendenza dai fondi wholesale, potrebbero essere costrette a ridurre i propri asset per un importo pari a 1.500 miliardi di dollari. La stima è del Fondo monetario internazionale, secondo cui «il processo è quasi completato negli Stati Uniti, mentre richiede ulteriori sforzi in alcune banche Ue».
Il salvataggio di Cipro con il prelievo forzoso sui depositi è stato, invece, «un caso unico e speciale», perché il settore bancario dell'isola era molto debole, ha precisato il consigliere finanziario e capo del dipartimento monetario e dei mercati dei capitali del Fondo, José Vinals, ribadendo quindi che il trattamento riservato a Nicosia non rappresenta «un modello».
Nella periferia dell'area euro ci sono problemi significativi: le aziende hanno un eccesso di debito che va ridotto attraverso il consolidamento perché mette a rischio la ripresa economica. «I miglioramenti sui mercati finanziari e i progressi in termini di stabilità finanziaria potrebbero non essere sostenibili se non verranno affrontate alcune criticità», mette in evidenza Vinals precisando che, assieme ai vecchi rischi ereditati con la crisi, si affacciano nuove problematiche.
Quanto invece allo specifico dell'Italia, le banche sono solide ma sale l'allarme per la penuria di credito alle piccole e medie imprese. A dirlo è il Fondo monetario internazionale nel «Rapporto sulla stabilità finanziaria globale». I tecnici di Washington sottolineano che i prestiti alle pmi in Italia e in Spagna «si stanno rapidamente contraendo»: è il credit crunch che sta mettendo in ginocchio il nostro sistema produttivo insieme alla discesa dei consumi.


«Mentre la domanda di credito è frenata dall'aumento dell'incertezza sulle condizioni macroeconomiche e dai debiti pregressi, ogni riduzione dell'offerta alle pmi - avverte il Fondo - deve essere affrontata come una priorità per assicurare che il sistema finanziario possa sostenere la ripresa».

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