Assolta. Al termine di un processo di revisione. Di più: dopo la revoca di un patteggiamento. Batte davvero ogni record la storia giudiziaria di Giulia Ligresti cui ieri la corte d'appello di Milano ha restituito l'onore per la vicenda Fonsai. Per quel capitolo l'intera famiglia era stata travolta nel 2013 su input della procura di Torino. E Giulia aveva patteggiato una condanna a. 2 anni e 8 mesi per falso in bilancio e aggiotaggio.
La giustizia italiana ci ha abituato a tutto, ma qui le incongruenze e i paradossi, puntualmente denunciati dall' avvocato Gian Luigi Tizzoni, non si contano. E con il tempo i nodi sono venuti al pettine e i capi d' imputazione sono evaporati. Dunque, Giulia viene arrestata nell'estate del 2013, come la sorella Jonella e il padre Salvatore, mentre il fratello Paolo sfugge alla giustizia tricolore perché cittadino svizzero. Torino contesta il falso nel bilancio 2010 e la manipolazione del mercato per un comunicato del 2011. Le accuse paiono traballanti, ma Giulia non se la sente di combattere una partita troppo aspra per le sue non perfette condizioni di salute, oggetto di attenzione fra le polemiche anche da parte dell'allora ministro Annamaria Cancellieri. Giulia patteggia. Sembra finita, ma il patteggiamento - almeno a sentire alcuni esperti - non è un' ammissione di colpevolezza. Solo una presa d'atto.
Intanto il procedimento si spacca in tre e accade di tutto: Paolo viene giudicato non a Torino ma a Milano perché l'aggiotaggio si è consumato dove ha sede la Borsa. E i giudici di rito ambrosiano lo assolvono in primo e secondo grado. Dopo complessi calcoli si scopre che le riserve di Fonsai si erano assottigliate, ma non al punto di superare la soglia oltre la quale scatta il reato. Insomma, non c'era il presupposto per far scattare le manette contro i Ligresti.
L'assoluzione in appello per Paolo arriva giusto in tempo per salvare la sorella. Nel 2018 infatti, dopo quattro anni di un limbo vergognoso, la magistratura ha finalmente trovato il tempo per eseguire la condanna di Giulia: a sorpresa non le viene concesso l'affidamento in prova ma i magistrati di Torino la rispediscono in galera. A Milano però ritengono fondate le critiche di Tizzoni, un penalista roccioso che era già riuscito a far capovolgere la situazione nel giallo di Garlasco: danno il via alla revisione e scarcerano Giulia in attesa della sentenza che arriva ieri. E conferma la lettura innocentista di Milano. Mandando addirittura al macero, fatto rarissimo nella giurisprudenza, un patteggiamento che, come si intuisce dalla parola stessa, nasce da un accordo fra la difesa e l'accusa. A questo punto vacilla pure vistosamente la pena inflitta a Torino a Jonella, condannata insieme al padre Salvatore, morto fra un procedimento e l'altro. Nei giorni scorsi la corte d'appello del capoluogo piemontese ha scoperto che la competenza era di Milano. E cosi ora quel fascicolo è in viaggio verso la Madonnina dove finirà quasi sicuramente sul binario morto dell'archiviazione.
Insomma, dopo anni difficilissimi e mesi passati fra il
carcere, gli arresti domiciliari e la gogna mediatica, si profila per i Ligresti, almeno su questo versante, una clamorosa riabilitazione. Ma ormai la Fonsai, la seconda compagnia assicurativa italiana, è finita in altre mani.
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