Gratteri non si scusa e scarica la colpa

Il leader del No al referendum sulla giustizia cade su una falsa citazione del giudice eroe. Il mea culpa di Travaglio e Gomez. "Repubblica" cela la rettifica

Gratteri non si scusa e scarica la colpa
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Il meme più bello che circola sui social raffigura Nicola Gratteri col telefonino in mano mentre legge la ricetta della carbonara con la panna. Sottotitolo: "Me l'ha mandata uno chef serio". Il riferimento è alla toppa peggiore del buco che il procuratore di Napoli ha messo per giustificare la falsa intervista a Falcone recitata in diretta tv su La7 come prova regina della contrarietà del giudice alla separazione delle carriere.

Interpellato dal Foglio, infatti, il magistrato che guida il Fronte del No alla riforma della giustizia ha spiegato: "Ho letto la finta intervista da Floris perché me l'hanno mandata persone serie. Erano persone autorevoli dell'informazione, me l'hanno riportata come autentica e io l'ho letta". Insomma, un mea culpa singolare che ha più il sapore dello scarico di responsabilità. Così come è singolare la scelta del quotidiano Repubblica (su cui il 25 gennaio 1992 sarebbe uscita la falsa intervista a Falcone) che ha nascosto sul sito la rettifica, seppur scrivendo testualmente: "Quell'intervista è falsa, non è mai stata realizzata, Falcone non era ostile all'ipotesi della separazione delle carriere".

Anche Peter Gomez, direttore del sito del Fatto, si è cosparso il capo di cenere: "Ammettere i propri errori è doveroso quando si fa i giornalisti".

Meno scontato invece che Marco Travaglio, direttore del Fatto quotidiano, primo giornale a mettere in circolazione la bufala sul magistrato ucciso a Capaci e quella sulla fantomatica partecipazione di Paolo Borsellino al programma Samarcanda il 23 maggio 1991, vergasse un editoriale di discolpa. "Quando sbagliamo, diversamente dai bufalari che raccontano volutamente una ventina di balle al giorno, ci scusiamo con i lettori. E lo facciamo oggi per aver preso per buone due citazioni sbagliate di Falcone e Borsellino, riprese da pubblicazioni scritte e on line", ha scritto Travaglio. Che poi una riga dopo ha seguitato a sostenere che "la frase di Falcone pro carriere separate purché il pm non passi sotto l'esecutivo rispecchia il suo pensiero ripetuto varie volte, ma non è tratta da un'intervista del '92 a Repubblica".

Il tutto senza citare nessuna fonte, però. Bisogna fidarsi di Travaglio e basta. Eppure, ci permettiamo di suggerire due fonti autorevoli e attendibili che sostengono il contrario: Falcone stesso.

Nel libro Interventi e proposte, 1982-1992, edito da Sansoni con la Fondazione Giovanni e Francesca Falcone, infatti, il giudice scriveva: "Ho la faticosa consapevolezza che la regolamentazione della carriera dei magistrati del pubblico ministero non può più essere identica a quella dei magistrati giudicanti, diverse essendo le funzioni e, quindi, le attitudini, l'habitus mentale, le capacità professionali richieste: investigatore il pm, arbitro della controversia il giudice".

In un'intervista su Repubblica nel 1991, questa realmente esistita, Falcone affermava: "Chi, come me, richiede che giudici e pm siano, invece, due figure strutturalmente differenziate nelle competenze e nella carriera, viene bollato come nemico dell'indipendenza del magistrato, un nostalgico della discrezionalità dell'azione penale, desideroso di porre il pm sotto il controllo dell'esecutivo".

Sui social, in tv, sul telefonino di Gratteri e sul

giornale di Travaglio queste frasi però non esistono e non circolano. Peccato, ma non si può avere tutto,è già qualcosa che almeno quelle due fake news siano state in parte detonate dagli stessi che avevano acceso la miccia.

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