La fronda Bpm fa l'arrocco e medita di frenare il Banco

I soci pensionati chiamano a raccolta le anime della cooperativa in vista dell'assise. Giù i titoli in Borsa

Camilla Conti

I piccoli soci della Popolare di Milano tentano l'ultimo arrocco e affilano le armi in vista dell'assemblea di autunno che dovrà approvare le nozze con il Banco Popolare e la trasformazione in spa. Per domani sarebbe infatti stato convocato un incontro il più possibile allargato a tutte le diverse anime dei soci pensionati e, possibilmente, dipendenti della banca meneghina per cominciare a fare il punto della situazione in vista dell'assise decisiva.

Secondo indiscrezioni raccolte ieri dall'agenzia Radiocor, l'incontro è stato organizzato in una sala prenotata per l'occasione nel centro di Milano.

Attorno al tavolo ci saranno sicuramente i soci pensionati del progetto Lisippo, ad oggi l'unica associazione a essersi già formalmente schierata per il «no» alla fusione con il Banco e ad aver scritto una lettera alla Bce per chiedere alla Vigilanza europea di imporre almeno una revisione dei termini della fusione, e quelli che si riconoscono nel «Patto per la Bpm» (che giovedì 16 giugno, riuniranno i propri organi di vertice), guidato da alcuni ex esponenti della storica associazione soci pensionati dell'istituto milanese. L'obiettivo è allargare il confronto anche a esponenti dei sindacati interni, anche se naturalmente la loro posizione appare più delicata.

All'assemblea i soci pensionati possono rappresentare fino a dieci deleghe e potranno avere anche un ruolo chiave nel determinare l'esito del voto. Ma perché la fusione con il Banco veronese ottenga il via libera degli azionisti dovrà essere approvata da almeno due terzi dei presenti, che si esprimerà con voto capitario. Resta da capire, dopo i profondi cambiamenti vissuti negli ultimi anni dalla base sociale di Bpm, quanto peso potranno avere queste associazioni al momento del voto assembleare. A Piazza Affari, ieri, anche i titoli di Bpm e Banco sono stati travolti dalle vendite che hanno colpito i listini ancora ostaggio dell'«effetto Brexit»: la Milano ha perso il 9,9% mentre le azioni della banca veronese hanno lasciato sul terreno più di 10 punti percentuali.

Nel frattempo, sempre ieri, Giovan Battista Sala, capo divisione dei gruppi bancari di Bankitalia, ha sottolineato che in base alle stime interne di via Nazionale

«l'effetto leva del fondo Atlante sui crediti deteriorati» potrà andare zdai 10 miliardi ai 40-45 miliardi di gross book value». Sala ha spiegato che si tratta del 20% del monte sofferenze lordo, «sarebbe una cifra importante».

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