Economia

A gennaio la "tempesta pensioni": cosa cambia sugli assegni

Dall'1 gennaio 2022 torna in scena il sistema premiante per le rivalutazioni. E cessa anche il prelievo sulle pensioni alte: ecco cosa cambia

A gennaio la "tempesta pensioni": cosa cambia sugli assegni

Sulle casse dell'Erario sta per abbattersi la "tempesta perfetta". Protagoniste assolute della prossima manovra sono pensioni. E lo sono su ben tre fronti: il varo di una nuova riforma che può andare a sostituire Quota 100 in scadenza, il nodo rivalutazioni con il probabile ritorno ad un sistema "premiante" per gli assegni e la cessazione del contributo di solidarietà sulle pensioni alte. Il primo punto è ancora in fase di definizione: il governo sta studiando una nuova riforma per il pensionamento anticipato che di fatto potrebbe dar vita a scivoli per chi fa un lavoro usurante. Sul fronte delle rivalutazioni invece si attendono le mosse del governo. Come abbiamo ricordato, il sistema voluto dai gialloverdi con 6 fasce per l'adeguamento degli assegni al costo della vita dovrebbe andare in soffitta con lo scattare dell'1 gennaio 2022.

Il contributo di solidarietà

Entrerebbero in scena le fasce dalle maglie più larghe con un consistente aumento degli assegni che va da un minimo di 126 euro all'anno fino a 1000 euro circa sugli assegni più alti. Questa variazione potrebbe portare ad un aggravio di ben 4 miliardi sulle casse dello Stato. Ma è sul terzo punto che conviene accendere i fari. Il taglio sulle pensioni che superano i 100mila euro lordi l'anno andrà in soffitta sempre l'1 gennaio del 2022. A determinare questa scadenza è stata la Corte Costituzionale che ha ridotto da 5 anni a 3 anni la durata dello "scippo" sugli assegni. La Corte, va ricordato, ha definito legittimo il "contributo di solidarietà" ma ne ha ridotto la finestra temporale. La Corte ha definito la durata quinquennale "eccessiva rispetto all'orizzonte triennale del bilancio di previsione dello Stato". Il prelievo sulle pensioni alte è stato così declinato: 15% sulla parte di pensione fra 100mila e 130mila euro; 25% fra i 130mila e i 200mila euro; il 30% fra i 200mila e i 350mila euro; il 35% fra i 350mila e i 500mila euro; il 40% per la parte eccedente i 500mila euro.

Le conseguenze sui conti

Tutti tagli che finiranno in soffitta da gennaio 2022. Dunque le casse dello Stato dovranno far fronte nuovamente al pagamento extra delle pensioni alte che subiranno solo un freno grazie al meccanismo di perequazione che penalizza gli assegni più corposi. In questi tre anni il risparmio per le casse previdenziali è stato di 76 milioni di euro nel 2019, 80 milioni nel 2020 e 83 milioni nel 2021. In Italia ci sono almeno 90mila pensionati con assegni che superano i 100mila euro e costano tra i 6 e i 7 miliardi di euro. La riapertura dei rubinetti da gennaio andrebbe a sommare ai 4 miliardi già dovuti per il cambio di sistema di rivalutazione i circa 240 milioni risparmiati con la sforbiciata sugli assegni d'oro. Il governo dunque nella prossima finanziaria dovrà trovare la quadra per questi due problemi che riguardano la tenuta di cassa del sistema previdenziale. Di certo si annuncia una battaglia aspra in Consiglio dei Ministri per le scelte da fare sugli assegni delle pensioni.

E le tensioni già arrivate con la delega fiscale sono solo un campanello d'allarme per la vera guerra che si combatterà sulla manovra.

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