Economia

La guerra tra Conte e Renzi può far "saltare" le pensioni

La guerriglia giallorossa e la crisi di governo potrebbero mettere in stand by i dossier previdenziali. Ecco chi rischia di più

La guerra tra Conte e Renzi può far "saltare" le pensioni

La crisi di governo si è aperta. Inutile girarci intorno: la situazione è precipitata. Il redde rationem di martedì in Senato segnerà la fine del governo Conte oppure segnerà l'inizio di un nuovo esecutivo che sarà del tutto debole con i numeri in Parlamento. E in mezzo a questa guerriglia tra il premier e il leader di Italia Viva ci sono diversi dossier che potrebbero essere accantonati. Un accantonamento che potrebbe bruciare sulla pelle degli italiani, già scottati dalle goffe mosse sul piano economico di questo esecutivo giallorosso. Uno dei dossier che potrebbe finire nel dimenticatoio è quello che riguarda la riforma delle pensioni. Ricordiamo che il 2021 è l'ultimo anno di Quota 100. Il governo si è impegnato a varare una nuova riforma del sistema previdenziale (si vocifera di una Quota 102 o di altri sistemi) che potrebbe di fatto dare alcune certezze a chi vuol lasciare in anticipo il lavoro. Parallelamente l'esecutivo dovrebbe anche fare i conti con il blocco delle rivalutazioni.

Infatti, con la nuova manovra, è stata congelata fino all'1 gennaio del 2022 il sistema di perequazione che dovrebbe essere sbloccato esattamente fra un anno. A partire dall'1 gennaio 2022 si avrà una rivalutazione piena per gli assegni fino a quattro volte il minimo, del 90 per cento tra quattro e cinque volte il minimo e al 75 per cento per i trattamenti superiori a cinque volte il minimo. Il tutto salvo interventi di nuovi governi che in fase di manovra, magari a fine 2021 potrebbero prorogare il sistema penalizzante in funzione in questo momento. Sono tutti dossier che dovranno essere affrontati al più presto per programmare al meglio il nuovo volto del sistema previdenziale.

La crisi di governo di fatto potrebbe lasciare in questo momento in stand by un dossier nevralgico come quello previdenziale per dare spazio poi a soluzioni last-minute che inevitabilmente potrebbero produrre disastri. In questo quadro di instabilità politica va anche ricordato che con il cambiamento dei coefficienti previdenziali chi va in pensione nel corso del 2021 dovrà fare i conti con una sforbiciata sugli assegni rispetto a chi ha lasciato il lavoro nel 2020. Infatti come ha sottolineato uno studio Uil, con un'uscita dal mondo del lavoro a 67 anni, si palesa una sforbiciata da 101 euro. Così il totale (con una pensione di 1500 euro lordi) che per il 2020 era di 19.614 euro, passerebbe a 19.513. Con l'aumentare dell'importo mensile aumenta anche la quota stangata. Con un assegno di circa 2000 euro lordi mensili si registra un ammanco di circa 136 euro sull'importo complessivo previsto per il 2021 se confrontato con quello del 2020. E Con un assegno di 2500 euro lordi mancherebbero nelle tasche di un pensionato su base annuale circa 170 euro. Insomma il 2021 non sarà certo un anno facile per chi è in pensione o per chi deve ancora andarci. La sbandata dei giallorossi potrebbe dunque avere conseguenze su chi attende le finestre d'uscita. Priorità ben più serie della guerricciola tra Conte e Renzi.

Solo un governo solido, come hanno ricordato i leader del centrodestra, potrebbe dare risposte agli italiani in un momento così difficile.

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