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I costruttori di auto alla Ue: un suicidio l'ideologia green

De Meo (Acea) scrive a Bruxelles: "Serve un piano coerente, settore penalizzato rispetto a Usa e Cina"

I costruttori di auto alla Ue: un suicidio l'ideologia green

Deindustrializzazione e 300mila posti a rischio a causa di una transizione mal gestita; minaccia cinese e anche americana; nodo elettrificazione totale dal 2035 rispetto a un'opzione, quella ibrida, pure efficace in termini anti-CO2. E ancora: le materie prime delle batterie e la norma Euro 7 per nuove motorizzazioni che richiedono notevoli investimenti, paralleli a quelli in corso per lo sviluppo dell'auto elettrica. Un iter, quello intrapreso dall'Ue, il cui impatto potrebbe essere devastante per l'occupazione e dal punto di vista economico. Luca De Meo, ad di Renault, ma in questo caso nel ruolo di presidente di Acea, l'Associazione europea dei costruttori di veicoli, prende il tablet e scrive una lettera aperta ai decisori politici dell'Ue. Nuovo capo di Acea dall'1 gennaio, il top manager italiano ha deciso di alzare la voce, in concomitanza con la presentazione del piano industriale Ue per il «Green Deal».

«Negli ultimi 20 anni - l'allarme lanciato da De Meo - l'industria automobilistica europea ha gradualmente perso terreno rispetto ai principali rivali globali. La produzione e le vendite di auto in Cina, ad esempio, sono aumentate di oltre 25 volte dal 2003, mentre sono scese del 25% in Europa. Nello stesso periodo, la quota di mercato interno delle Case europee è calata di 7 punti, al 70%. Recenti decisioni politiche rischiano ora di mettere l'industria europea ancora più in difficoltà, creando una situazione sfavorevole rispetto ai rivali cinesi e americani. Mentre l'approccio dell'Europa è quello di regolamentare la strada verso le emissioni zero, Usa e Cina stanno infatti sostenendo e stimolando in maniera massiccia la loro industria».

De Meo apre quindi il capitolo «auto elettrica» e mette la Commissione Ue con le spalle al muro. «Qui - afferma - l'Europa è in una posizione di svantaggio anche in termini di controllo della catena del valore, in particolare verso i player cinesi. Entro il 2030, infatti, non più del 5% dei materiali necessari per le batterie saranno prodotti in Europa. È necessario, a questo punto, non rinunciare alla neutralità tecnologica. L'Ue deve intervenire attraverso una politica industriale ambiziosa e strutturata, tale da competere con quelle di altri regioni, tutelando e promuovendo il libero scambio globale».

De Meo rimarca anche che «ci viene chiesto di ridurre le emissioni di CO2 delle auto del 100% entro il 2035: uno sforzo di gran lunga superiore a qualsiasi altro settore». E sul tema Euro 7, va giù pesante: «Questi fondi potrebbero essere utilizzati meglio per tecnologie che affrontino anche le emissioni inquinanti. La proposta, nella forma attuale, ci esporrebbe anche a danni notevoli. Potrebbe portare alla chiusura di almeno 4 stabilimenti per una Casa come Renault.

Ci vuole coordinamento tra governi e industria».

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