I piloti pronti a sabotare il salvataggio di Alitalia

Oggi al via il referendum sul pre accordo. Base spaccata, l'Anp chiede di votare no e studia il ricorso. Il ministro Calenda: "Questa è l'ultima chance"

I piloti pronti a sabotare il salvataggio di Alitalia

Il no dei piloti, gli appelli del governo che esclude qualsiasi ipotesi di nazionalizzazione della compagnia, e un ricorso legale. Si apre oggi tra forti tensioni il referendum Alitalia. Al voto 12.300 dipendenti chiamati a esprimersi sul preaccordo sottoscritto il 14 aprile al Mise da azienda e sindacati. Le operazioni scatteranno alle 6 e si chiuderanno alla mezzanotte di lunedì 24.

Sulla carta, due scelte: dire di «no» e accettare il commissariamento della società o dire di «sì», approvando il piano di salvataggio e le sue conseguenze, tagli in termini occupazionali e retributivi. Una scelta difficile che già da ieri, alla vigilia del voto, ha diviso i lavoratori. Sembra infatti sempre più netta la spaccatura tra personale di terra e di volo. I primi sono un esercito di 7.200 addetti più favorevoli al sì e, i secondi, 5.100 in buona parte contrari all'accordo. «Piloti, assistenti di volo, hostess e stewart sono molto arrabbiati - riferisce una fonte vicina ai lavoratori - e hanno deciso, in gran parte, di opporsi al pre-accordo, credo che il referendum sia davvero in bilico».

A ufficializzare la posizione contraria dei piloti (circa 1.600) è stata l'Anp, la sigla sindacale che li rappresenta. Per voce del suo fondatore Marco Veneziani, l'Anp ha inoltre annunciato di «aver dato mandato a due studi legali di valutare l'iter del voto per verificare se è tutto regolare». Si cerca, in sostanza, un cavillo per invalidarlo. Nel frattempo, i piloti fanno la voce grossa: «Stanno orientando la compagnia verso personale meno qualificato e meno pagato», spiegano facendo riferimento al ricorso alle retribuzioni Cityliner per i neo assunti e al tetto di incremento retributivo in caso di promozione. «Con queste condizioni molti piloti se ne andranno, già molte compagnie cinesi sono a caccia di comandanti qualificati».

«Il piano non serve a nulla se non a evitare la legge Marzano e per andare avanti fino alle elezioni. Nessuna azienda - ha detto il fondatore dell'Anp Marco Veneziani - può pensare di aumentare i ricavi del 30% con 20 aerei in meno». E poi, in caso di commissariamento, «l'unica cosa certa è che il commissario, per non distruggere il valore della compagnia, deve necessariamente continuare a far volare gli aerei». Insomma, al personale di volo il commissariamento sembra non far paura così come il fatto che ieri il ministro per lo Sviluppo economico, Carlo Calenda, abbia escluso qualsiasi nazionalizzazione: «Per Alitalia questa è davvero l'ultima chiamata». La strada della nazionalizzazione «non esiste», dice il ministro: «Se dovesse prevalere il no ci sarebbe solo un brevissimo periodo di amministrazione straordinaria, circa 6 mesi, e poi l'accompagnamento verso la liquidazione.

Anche perché nessun altro investitore si presenterebbe dopo una bocciatura dell'accordo a livello nazionale». Concorde la Cisl, «Sarebbe un disastro se l'azienda fallisse», avverte la segretaria generale Annamaria Furlan.

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