Ilva, Jindal pronta a entrare al fianco di Cdp

Il colosso indiano aveva già manifestato interesse. L'attesa per il piano ambientale

Nuovo potenziale partner internazionale per AcciaItalia, la newco costituita da Cdp Equity, la DelFin di Leonardo Del Vecchio e Arvedi per l'acquisizione dell'Ilva.

A quanto si apprende da fonti vicine al dossier, si è fatto avanti con una manifestazione di interesse il gruppo indiano Jindal, che già a settembre 2014 aveva espresso l'intenzione di partecipare alla gara per l'Ilva, inviando propri tecnici in visita negli stabilimenti italiani. Con il contributo della società indiana, la cordata che fa capo alla newco AcciaItalia, si arricchirebbe di un importante partner industriale internazionale. Una casella che, nei piani iniziali, doveva essere occupata dai turchi di Erdemir. Ma, al momento di formalizzare l'ingresso nella cordata, i turchi hanno preferito prendere tempo, rimandando la decisione definitiva. Il ministro dell'Economia turco, Nihat Zeybekci, ha comunque lasciato le porte aperte a un possibile investimento nel gruppo: «Per ora ci sono incontri tecnici. È chiaro che andare avanti in quest'operazione sarebbe un ottimo risultato», ha infatti detto in una recente visita in Italia.

Sul tavolo per l'Ilva c'è anche l'offerta del gruppo Marcegaglia in cordata con Arcelor Mittal.

«Per l'Ilva le offerte sono quelle ma ora è tutto fermo. Aspettiamo l'esito del piano ambientale del governo» - aveva detto nei giorni scorsi Emma Marcegaglia. La procedura infatti prevede che solo una volta completato l'esame ambientale da parte del ministero dell'Ambiente vengano aperte le buste delle offerte e si proceda poi alla cessione dell'Ilva.

Entrambe le cordate, ArcelorMittal con Marcegaglia e Arvedi con Cdp e la finanziaria di Del Vecchio puntano sul rilancio del gruppo dell'acciaio e sulla ripresa del sito di Taranto.

Sei milioni di tonnellate di acciaio l'anno sarebbe l'obiettivo da cui ripartire almeno nella prima fase di riavvio dell'azienda, che ha vissuto quattro anni difficilissimi a

seguito dell'inchiesta giudiziaria della Procura di Taranto per disastro ambientale, sfociata poi in sequestri di impianti e di prodotti finiti e ora in un processo con 47 imputati appena cominciato in Corte d'Assise a Taranto.

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