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Ilva, no al ricorso Arcelor. Via libera ai commissari. Invitalia scalda i motori

Il Tribunale respinge le richieste di AdI. Adesso tocca al decreto salva-indotto. Possibile intervento della Gdf

Ilva, no al ricorso Arcelor. Via libera ai commissari. Invitalia scalda i motori

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La battaglia legale per il salvataggio dell'ex Ilva di Taranto segna un paio di punti determinanti a favore del governo che, da due settimane, ha disposto l'amministrazione straordinaria del gruppo per poter intervenire sia sul piano economico sia su quello industriale.

Un passaggio atteso da lavoratori, sindacati e imprese, ma che i tentativi di Arcelor Mittal, socio privato di AdI (ex Ilva), di allontanare il commissario avevano finora impedito. Ieri però sono accaduti fatti determinanti verso la soluzione, una sorta di via libera legale alla richiesta da parte del socio pubblico Invitalia della procedura straordinaria. Un passaggio che, però, spiega una fonte «avverrà una volta messe in sicurezza le aziende dell'indotto con la pubblicazione in Gazzetta del decreto nato per salvare i loro crediti». Determinante che il Tribunale di Milano abbia ieri respinto il ricorso dell'ad di AdI, Lucia Morselli, contro la richiesta di Invitalia di avviare il commissariamento a causa della perdurante crisi finanziaria dell'azienda.

Il giudice Francesco Pipicelli ha rispedito al mittente le motivazioni legali impostate dalla manager rigettando l'istanza che inibiva Invitalia dalla richiesta di commissariamento. Inoltre, ha dichiarato «manifestamente non fondata la questione di legittimità costituzionale» sollevata dai legali dell'azienda, lo Studio Lca, riguardo ai decreti del governo.

Nelle 10 pagine che Il Giornale ha potuto consultare si smontano due tesi forti: l'illegittimità dei provvedimenti del governo e le sue responsabilità per lo stato finanziario dell'azienda, che ha debiti dichiarati da AdI per non meno di 3 miliardi.

Si spiega, in particolare, che l'autorità giudiziaria non ha alcuna possibilità anticipata di «inibire né di invadere la discrezionalità amministrativa» che la legge attribuisce al ministero con l'avvio dell'amministrazione straordinaria. Definita, tra l'altro, una «strada per il risanamento». A non essere accolta è anche la possibilità che il decreto varato dal governo venga giudicato sostanzialmente retroattivo poiché licenziato due giorni dopo il deposito della composizione negoziata della crisi. A chiudere il cerchio, il fatto che ieri sia stato inibito ai commissari di Ilva in amministrazione straordinaria (titolari degli impianti che sono in affitto ad AdI) di visionare lo stato della fabbrica e della produzione.

«I commissari di Ilva in amministrazione straordinaria, su mia sollecitazione, sono andati in azienda per farsi dare le informazioni necessarie a tranquillizzare sindacati, operai, imprese dell'indotto sulla continuità produttiva. Gli è stato detto che queste informazioni non possono essere date. Questo conferma ciò che noi pensiamo: il governo deve agire e sta agendo» ha detto il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, che in queste ore sta sondando diverse figure che possano prendere in mano l'azienda. In caso di amministrazione straordinaria saranno tre i commissari.

Non solo, secondo fonti vicine alla vicenda, «gli accadimenti di ieri potrebbero avere le basi legali per giustificare in queste ore l'intervento della Gdf e inibire all'ad di continuare a svolgere il proprio operato in azienda».

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