Impregilo, sale la tensione Salini sceglie Costamagna

Impregilo, sale la tensione Salini sceglie Costamagna

Lo scontro tra il gruppo Gavio e Salini per il controllo di Impregilo si fa sempre più rovente, almeno nei toni. La contesa per il controllo della società tra la holding piemontese (al 29,9% attraverso Igli) e il costruttore romano (29,18%) si è spostata all’assemblea convocata per il 12 luglio. In quella occasione Salini chiederà la revoca dell’attuale cda guidato dal presidente Massimo Ponzellini e dall’ad Alberto Rubegni e presenterà una lista capeggiata dall’ex numero uno di Goldman Sachs in Italia, Claudio Costamagna. Ma sono proprio i documeni preparati in vista dell’assise dei soci a riscaldare gli animi delle due fazioni.
La richiesta di revoca del cda avanzata dalla società della capitale si fonda sull’«assenza, dal 2006 (anno del passaggio alla compagine di Igli da cui poi sono usciti Ligresti e Benetton) in poi, di alcuna strategia di crescita e sviluppo». Secondo Salini, nel periodo 2006-2011 ha perso redditività e leadership di mercato a favore di Astaldi aumentando contestualmente il proprio indebitamento finanziario. Di tale andamento sarebbe responsabile il gruppo Gavio che negli ultimi sei anni ha sempre nominato il management e l’assemblea straordinaria del prossimo 28 maggio che prevede una modifica della governance - con apertura alle minoranze e alle quote rosa - è «un goffo tentativo di reagire alle critiche della comunità finanziaria internazionale».
Non meno «pesante» la relazione del consiglio di amministrazione di Impregilo in vista dell’assemblea. La richiesta di Salini, si legge, è «strumentalmente denigratoria» e finalizzata a «un’evoluzione in senso conflittuale dei rapporti». La revoca del cda, inoltre sarebbe «strumentale» e avrebbe lo scopo «di creare difficoltà all’attuale management». Anche perché l’auspicata sostituzione dell’organo gestionale non si fonda su «atti precisi» e la revoca senza giusta causa «espone Impregilo a richieste di tipo risarcitorio attualmente non quantificabili». Le stesse contestazioni sulla redditività sono state condotte con estrema «superficialità» perché basate solo sull’elencazione di una serie di parametri senza specifica giustificazione. «I risultati economici sono stati di assoluto rilievo».


Ancora una volta in assemblea saranno i fondi di investimento a fare da ago della bilancia (anche perché finora sia Gavio che Salini si sono fermati al limitar della soglia dell’Opa obbligatoria): Amber detiene il 5,096% e Mc Kinley il 2,309 per cento.

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