Aria di battaglia all’assemblea di Impregilo, teatro del primo confronto ravvicinato tra i due pretendenti al controllo del gruppo, Salini e Gavio. Il costruttore romano si è presentato forte del 29,18% del capitale, a un soffio dal lancio dell’Opa, e tallonando sempre più il rivale che, dopo l’addio dei Benetton e dei Ligresti, detiene, tramite Igli, il 29,9% del general contractor. E subito è andato all’attacco, criticando il bilancio - su cui poi si sarebbe astenuto - i conti e la politica di remunerazione degli amministratori, tema su cui raccoglie anche il consenso dei fondi, capitanati da Amber, che detiene il 5,1%. Alla fine, solo il bilancio è stato approvato, grazie ai voti favorevoli degli altri soci presenti, Gavio in testa.
Ma prima c’è stata una bordata di critiche, da parte dei legali della famiglia Salini, talmente forte da obbligare l’assemblea a prolungare il coffee break per una pausa di riflessione: opportunamente sfruttata da Pietro Salini e Beniamino Gavio (nella foto), affiancato dal braccio destro Bruno Binasco, per una stretta di mano a favore di fotografi, accorsi a immortalare il primo incontro fra i due principali azionisti. Intanto, presidente e ad preparavano le risposte agli interventi: dopo il primo, lunghissimo, di Roberto Cera, è sceso in campo Sergio Erede, avvocato di grido che da anni non si ricorda aver preso la parola in assemblee societarie. Questa volta lo ha fatto, in proprio e per delega della famiglia Salini, per fare le pulci al bilancio, «fonte di molte perplessità, che riguardano l’efficacia della gestione della società». Erede ha criticato le politiche di remunerazione «non conformi alla best practice, che hanno prodotto risultati inidonei. In tempo di crisi servono più “spiriti animali“». Un’osservazione a cui ha risposto caustico il presidente di Impregilo, Massimo Ponzellini: «Gli spiriti animali li riservo ad altre attività non professionali».
Alla fine, il bilancio è stato approvato grazie ai voti favorevoli dei fondi Amber e McKinley (rispettivamente 5% e 2,3%), che hanno consentito al gruppo Gavio di raggiungere la maggioranza in assemblea, considerando che era presente il 72% del capitale. Non così la politica di remunerazione, dove i contrari, guidati da Salini, hanno superato i favorevoli: 51,53% dei votanti contro il 48,33%.
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