L'inflazione è una di quelle storie che, di solito, non finiscono mai bene. A far la conta dei danni tocca adesso alle famiglie americane, messe alle strette da prezzi che in novembre sono schizzati al 6,8% su base annua. Non accadeva dal giugno 1982, presidente Ronald Reagan. Un'era giurassica. In prospettiva, Joe Biden rischia di avere gli stessi problemi con cui dovette fare i conti, quasi 40 anni fa, l'ex attore hollywoodiano. L'accelerazione impressa dal carovita negli ultimi 12 mesi è infatti la più rapida dagli anni '50, e le probabilità che nei prossimi mesi diventi a doppia cifra non vanno scartate a priori. Un guaio se accadesse a ridosso delle elezioni di metà mandato del prossimo novembre.
Eppure, ieri Wall Street non ha quasi fatto un plissé (-0,1% a un'ora dalla chiusura) dopo aver constatato che l'inflazione, a dispetto di alcune previsioni circolate alla vigilia, non ha superato il 7%. Per gli investitori, quindi, tutto torna: a cominciare dalle ipotesi su come si muoverà la Federal Reserve nella riunione di mercoledì prossimo e nei mesi a venire. Dopo che il numero uno della banca centrale Usa, Jerome Powell, ha rottamato il termine temporaneo che per mesi veniva associato all'andamento dei prezzi, i mercati si aspettano un tapering col turbo a partire da gennaio, quando gli acquisti di titoli dovrebbero essere tagliati di 30 miliardi di dollari al mese, il doppio rispetto a quanto pronosticato fino a qualche settimane fa. Il piano anti-pandemia da 120 miliardi verrebbe così prosciugato entro la fine di aprile, lasciando spazio per un primo rialzo dei tassi in giugno e per una triplice stretta nel 2022. E c'è chi dice che già ora, in base al tasso di disoccupazione e al trend dell'inflazione, i tassi dovrebbero essere al 9,15%.
Un cambio di rotta così drastico è imposto alla Fed da una situazione da allarme rosso, soprattutto per il potere d'acquisto delle famiglie bucato come un palloncino. Il dato medio ufficiale nasconde infatti rincari salatissimi. Si va dal gas (+58% in un anno) alla carne (+25%); dalle auto usate (+31%) alla pancetta (+21%); dai mobili (+12%) al pesce (+11%).
L'appuntamento col carrello della spesa è ormai da incubo. Anche perché, nonostante quanto sbandierato dalla Casa Bianca, le buste paga non tengono il passo dei prezzi: i salari reali, cioè al netto dell'inflazione, sono scesi dell'1,9% nell'ultimo anno. Biden paga anche per questo il crescente calo di consensi, e ora rischia inoltre di subire uno smacco al Senato, dove il piano Build Back Better da 1.
750 miliardi viene visto non solo dai repubblicani ma anche da molti democratici come un innesco di ulteriore inflazione. Destinata a prendere il volo se saranno confermate le stime di JP Morgan su quotazioni del petrolio a 125 dollari il barile nel 2022. Se sarà così, la storia non avrà di sicuro un lieto fine.
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