Spunta Intesa Sanpaolo nella partita per la vendita dell'Ilva al fianco della cordata Am Invest Co con Arcelor Mittal leader e dove c'è anche il gruppo Marcegaglia. Ieri sono state depositate le offerte per l'acquisizione del polo di Taranto. L'altra proposta arrivata sul tavolo è quella di AcciaItalia con leader il gruppo indiano Jndal e con componenti anche Arvedi, Cdp e la finanziaria Delfin di Del Vecchio. Jindal non ha aggiunto altri particolari rispetto all'offerta depositata, confermando quanto aveva già dichiarato giorni fa, e cioè riavvio dello stabilimento con una produzione di 6 milioni di tonnellate e progressivo innalzamento della stessa nel giro di tre-quattro anni, attraverso ulteriori 4-5 milioni di tonnellate di acciaio realizzate con il preridotto di ferro, gli altiforni elettrici e il gas.
Un po' a sorpresa Marcegaglia e ArcelorMittal hanno scoperto le carte e in un comunicato hanno spiegato che la proposta prevede 2,3 miliardi di investimenti, oltre al prezzo d'acquisto (che non viene reso noto), una produzione di 9,5 milioni di tonnellate di prodotti finiti, il rifacimento dell'altoforno 5 e tecnologie migliori del gas in grado di «catturare» il carbonio. Ma soprattutto la cordata ha calato l'asso di Intesa che ha siglato una lettera di intenti per unirsi al Consorzio in caso di vittoria. Il ruolo sarà di supporto al progetto con modalità ancora in fase di valutazione, ma non con forme di credito, assicurano fonti vicine all'istituto guidato da Carlo Messina.
Quanto all'iter della cessione, il prossimo passo sarà l'esame di merito: l'advisor dei commissari di Ilva, Rotschild, farà una valutazione di conformità con quanto chiesto dalla procedura, mentre Banca Leonardo&Co esaminerà l'offerta economica e la sostenibilità finanziaria dei piani industriali. Il verdetto dovrebbe conoscersi fra 30 giorni, mentre il trasferimento degli asset messi sul mercato è previsto entro l'autunno, una volta che il nuovo piano ambientale sarà approvato con decreto del governo. Con il ministero dello Sviluppo Economico di Carlo Calenda coinvolto in partita che vede schierata anche la Cdp partecipata dall'altro ministero, quello del Tesoro.
Intanto da Taranto arriva la soddisfazione dei commissari che hanno preso in mano a gennaio 2015 un'azienda
praticamente fallita. Ora sono arrivate due offerte, la parte riguardante i processi è impostata sulla via del patteggiamento e i circa 1,3 miliardi oggetto dell'accordo con la famiglia Riva dovrebbero rientrare a breve.CC
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