Politica economica

Lagarde dichiara guerra alla fuga di notizie e sequestra i cellulari di tutti i governatori Bce

Le anticipazioni sul decimo rialzo dei tassi hanno creato confusione tra gli economisti

Lagarde dichiara guerra alla fuga di notizie e sequestra i cellulari di tutti i governatori Bce

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Lagarde dichiara guerra alla fuga di notizie e sequestra i cellulari di tutti i governatori Bce

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Galeotto fu il cellulare e chi lo utilizzò. Certo, trattare governatori di banche centrali, ex ministri e alti dirigenti come scolaretti o come partecipanti a un concorso pubblico non è esteticamente gradevole. Ma tant'è. La presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde, secondo quanto riferito da Reuters, avrebbe sequestrato i telefoni cellulari dei suoi colleghi durante la riunione di questa settimana rimproverandoli per aver divulgato informazioni cruciali prima di una decisione di politica monetaria.

Una mossa senza precedenti con annessa lavata di capo agli altri componenti del board è il segnale che Lagarde non manca certo di autostima né di convinzione nelle proprie idee. E così mercoledì scorso, primo giorno di riunione del direttivo, è stato chiesto ai 26 consiglieri (partecipano anche i banchieri centrali dell'Eurosistema) di consegnare i telefoni cellulari, poiché si stava per procedere all'indicazione della tedesca Claudia Buch come nuovo capo della Vigilanza al posto dell'italiano Andrea Enria. I telefoni sono stati restituiti dopo l'annuncio della nomina. La motivazione ufficiale di questa procedura irrituale è la fuga di notizie relativa alla nomina di Enria nel 2018 quando Mario Draghi era alle battute finali del suo mandato. Di fatto una scortesia verso il nostro ex premier e prossimo consigliere di Ursula von der Leyen, ma indicativa del clima che si respira a Francoforte.

Il «sequestro», infatti, è stato deciso dopo che martedì scorso la Reuters aveva divulgato le nuove stime di inflazione della Bce per il 2024. La revisione al rialzo, con un dato superiore al 3%, ha orientato i mercati al decimo rialzo consecutivo dei tassi al 4,5% che fino a pochi giorni fa sembrava sarebbe stato rinviato a una successiva riunione.

La questione, dunque, è politica più che formale. È notorio, infatti, che i consiglieri Bce così come gli alti funzionari della Commissione Ue anticipino alla stampa le decisioni e gli orientamenti delle riunioni. Se Lagarde ha messo «fuori legge» questa prassi, significa che il dibattito sulla politica monetaria sta innervosendo gli azionisti di maggioranza del consiglio direttivo della Bce, cioè la Germania e i suoi alleati «frugali». È dalla fine dell'era Draghi che all'Eurotower non si mette più in discussione il ruolo della Bce, cioè quello di semplice cane da guardia dell'inflazione come da esplicito mandato imperativo di Berlino. SuperMario con il suo whatever it takes aveva rotto il soffitto di cristallo, di fatto finanziando il debito pubblico degli Stati di Eurolandia purché l'euro in quanto tale non venisse meno come, invece, tra 2011 e 2012 appariva probabile con la creazione di una Serie A e di una Serie B dell'Unione monetaria.

Ecco, la linea di Lagarde è totalmente diversa, è puramente conservativa dello status quo. Non a caso ha chiesto ai consiglieri di non esternare fino al lunedì successivo la riunione. La libertà di parola, tuttavia, va oltre questi divieti da liceo di provincia. Non basta un «sequestro» di cellulari per impedire ai banchieri come il nostro Ignazio Visco di dichiarare che la recessione che ci stiamo infliggendo rischia di farci buttare il bambino della crescita insieme all'acqua sporca dell'inflazione.

GDeF

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