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Lavoro, i giovani italiani sostituiti da quelli stranieri

Le statistiche parlano chiaro: dal 2008 al 2018 il numero degli occupati stranieri aumenta, mentre quelli degli occupati italiani diminuisce. Effetti di un mercato del lavoro in cui i giovani entrano sempre più tardi

Lavoro, i giovani italiani sostituiti da quelli stranieri

Rispetto a dieci anni fa l’Italia sembra recuperare sul fronte occupazione, con i dati del 2018 che appaiono adesso con il segno positivo rispetto a quelli del 2008, anno in cui in Europa iniziano a soffiare molto forti i venti della crisi economica destinata a caratterizzare il decennio successivo.

L’Italia per l’appunto, ma non gli italiani: i cittadini nati nel nostro paese registrano addirittura una flessione rispetto a dieci anni fa, per loro le condizioni nel mercato del lavoro risultano peggiorate rispetto a quando iniziano ad imperversare le noie economiche e finanziarie nell’intero vecchio continente.

A spingere verso il lato positivo i dati, sono i numeri che riguardano gli occupati stranieri, sia comunitari che non: secondo quanto illustrato da ItaliaOggi, gli occupati all’interno della popolazione straniera passano da 1.690.090 di unità del 2008 a 2.455.003 del 2019, mentre quelli italiani scendono da 21.400.258 a 20.759.946.

A conti fatti, gli occupati stranieri registrano un incremento decennale complessivo di 764.913 unità, corrispondente al + 45%, mentre quelli italiani scendono di 640.312 unità, registrando quindi un -3%.

“In pratica negli ultimi dieci anni – si legge su ItaliaOggi – Gli occupati stranieri sostituiscono quelli italiani”. E questa rappresenta una particolarità di non poco conto nel panorama europeo: andando a scrutare meglio i dati infatti, balzano agli occhi non pochi altri significativi dettagli. In primis, che la quota di occupati italiani dai 15 ai 64 anni è tra le più basse d’Europa, attestandosi al 57%. Per avere un’idea, soltanto la Grecia fa peggio di noi con il 53% dei greci in età lavorativa occupata, e poco davanti a noi c’è la Croazia con il 59%, mentre la media europea è del 68% e la Germania si attesta leader in questa classifica con il 77.3%.

Al contrario invece, l’Italia risulta ai primi posti tra i paesi europei in cui la popolazione extra europea risulta occupata: il dato parla di un 59.1%, più alto della media europea che si attesta invece al 54.6%. La media degli occupati stranieri è più alta di quella degli occupati tra i cittadini italiani e la forbice sembra crescere anno dopo anno.

Oltre all’Italia, soltanto altri tre paesi dell’Ue registrano questo dato: Repubblica Ceca, Slovacchia e Malta, con i numeri di quest’ultimo paese che appaiono influenzati dal boom edilizio di questi anni che richiede molta manodopera straniera.

In Germania, il rapporto invece è nettamente a favore della popolazione locale: confrontando le medie degli occupati tedeschi con quelli stranieri, il dato parla di un +25% a favore degli occupati nati in Germania. Stesso discorso in Stati quali Paesi Bassi, Francia ed Irlanda, così come anche in Spagna.

Per l’Italia si può quindi parlare di sostituzione: a fronte di giovani italiani che concludono tardi il loro percorso di studio ed entrano alle soglie dei 30 anni nel mercato del lavoro, con tutte le difficoltà del caso, diversi stranieri invece approfittano del “vuoto” lasciato dalla popolazione più giovane ed

adempiono a quei lavori che i ragazzi italiani spesso rifiutano di fare.

Da qui una prima spiegazione dei dati che, complessivamente, denuncia comunque un mercato del lavoro ancora troppo “piatto” e non affatto uscito dalla crisi.

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