Economia

L'errore sul capitale umano

L'uomo è homo ecoenomicus. Soggetto ricco che produce ricchezza. Almeno in potenza. Troppo spesso ci si dimentica di questa verità elementare. È l'Italia smemorata che non ha più investito sull'uomo, sul capitale umano. I risultati negativi si vedono: l'azienda Italia funziona poco e male. Senza uno sguardo economico, manca una visione. Difetta l'idealità che tutto muove. La società liquida, profetizzata da Zygmunt Bauman, non aiuta. Si vive alla giornata.

L'azienda Italia non genera più profitti. Solo debiti perché non si valorizza l'uomo economico. Dunque, manca il pensiero. Ricordo Giorgio Gaber che scrisse «E pensare che c'era il pensiero». C'erano le idee che diventavano azioni. Idee, ecco: giuste o sbagliate che fossero. Di sinistra, di destra, di centro. Si teneva in considerazione l'uomo, le sue qualità. Si partiva da un dato di fatto: la sua capacità di rendere fruttuoso il proprio talento. Per me la maggiore valorizzazione possibile dell'individuo passa dalla messa in opera dell'ideale liberale. Amo la libertà, la possibilità data a ciascuno di poter costruire qualcosa utile per tutti. Tuttavia, riconosco che una spinta generosa, certo ingenua, c'era anche nell'orizzonte della sinistra. Quando, sempre Gaber scrisse «Destra Sinistra» tradusse in modo impareggiabile la fine della corsa. Come se le idealità non fossero più attuali. Ridotte a simulacri. Perché? Esito dannoso del pensare meno. Ciò ha prodotto un deficit di conoscenza. L'uomo economico è entrato strutturalmente in crisi. E l'azienda Italia ha preso a rotolare sempre più giù. La storia è nota: conti in disordine. Paralisi. Mi domando se il pensiero, se le idealità torneranno ad avere cittadinanza. È antieconomico arrendersi al «c'era una volta».

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