
Come sta l'economia reale nel nostro Paese? Questa è la domanda delle domande. Specie di questi tempi segnati da profonde turbolenze internazionali a cui non sono estranee le intemerate di Trump con il suo valzer in materia di dazi. Aiuta a rispondere allo spinoso quesito se si prende in considerazione un indicatore importante: la percentuale di aziende che paga regolarmente i propri fornitori. E in tal senso viene in soccorso la ricerca annuale promossa da Cribis, la società del gruppo Crif che tiene conto dei dati sui pagamenti commerciali sul territorio italiano come a livello globale. Ebbene, potrebbe suonare strano, ma l'Italia registra passi in avanti, il 45% delle nostre realtà imprenditoriali si comporta bene, cioè assolve ai suoi compiti di pagare nei tempi concordati. Quattro punti in percentuale in più rispetto all'anno precedente.
Il segnale è confortante per quanto poco evidenziato da un'informazione troppo distratta. Confortante perché tale comportamento virtuoso rende la rete delle aziende italiane decisamente più competitiva nel confronto con altri paesi europee e, in particolare, merita di essere evidenziata la distanza ridotta con la Germania, nazione che sta attraversando una non banale difficoltà. E poi, dalla ricerca Cribis, non va sottaciuto che sono soprattutto le piccole imprese ad assolvere con puntualità l'impegno del pagamento.
Le piccole realtà che in silenzio tengono in piedi l'economia reale italiana. Le invisibili, le trascurate, storicamente le più discriminate.
Quelle che hanno fatto e fanno esperienza dei cattivi pagatori (non poche proprio a causa di tale vizio specie quando di mezzo c'è di mezzo il cliente soggetto pubblico hanno dovuto nel tempo interrompere l'attività anche per l'insensibilità del sistema creditizio), questa performance delle piccole imprese dovrebbe far riflettere. Che certifica il valore dei Brambilla, il cosiddetto imprenditore della porta accanto. Meditiamo, gente, meditiamo.www.pompeolocatelli.it