L'aumento di capitale di Saipem spaventa il mercato, trascinando in netto ribasso le azioni: -13,5% a 10,25 euro la chiusura in Piazza Affari. L'operazione, come anticipato dal Giornale il 16 maggio, è allo studio degli advisor da qualche settimana per permettere alla controllante Eni (che detiene il 42,9%) di deconsolidare il debito della società di San Donato, che ora pesa interamente sul bilancio. E nonostante il tonfo in Borsa, il parere contrario dei broker, e la mezza frenata della società, l'aumento «resta l'unica vera ipotesi sul tavolo di advisor e addetti ai lavori», spiega una fonte. È vero, infatti che, come da precisazione alla Consob, «allo studio della società ci sono diverse ipotesi di rifinanziamento a supporto della strategia industriale», ma secondo indiscrezioni il maxi-aumento dopo la pausa estiva «è l'unica via percorribile». Le altre ipotesi allo studio - prosegue chi ben conosce il dossier - sono troppo deboli per la portata dell'operazione e la reazione della Borsa non ha cambiato e non cambierà le intenzioni del gruppo».
Saipem pesa infatti per 4,6 miliardi sul debito (circa 15 miliardi) della controllante Eni. Una cifra tale da escludere altre strade finora prese in esame: il rifinanziamento con le banche, troppo oneroso per una società non investment grade o anche l'ipotesi di un convertibile. Tutto questo, alla luce del fatto che Eni non vuole vendere, ma deconsolidare il debito e non vuole dare spazio a un nuovo socio. Almeno non straniero o lontano dalla sua orbita. Di qui, la scelta di una ricapitalizzazione da almeno 1,5 miliardi e propedeutica all'ingresso nel capitale dell'Fsi, il fondo strategico della Cassa depositi e Prestiti (che ha il 25,7% di Eni).
Saipem è inoltre cruciale per rimettere a posto i conti in modo da non dover offrire extra garanzie ad ogni nuovo contratto in un momento difficilissimo in cui il crollo del prezzo del petrolio ha tagliato le commesse oil e l'affare Turkish Stream è tutt'altro che definito. Raccolti i cocci, dunque, Saipem si prepara a tirare dritto, nonostante i pareri contrari degli analisti. «Realizzare un aumento per un oil service non è semplice in questo momento visto l'outlook sul settore e andrebbe fatto a sconto», rileva un analista.
«Eni - aggiunge Banca Akros - ha già affermato di non avere intenzione di vendere Saipem a questi livelli di prezzo. E andare verso un aumento sarebbe la stessa cosa. Meglio attendere i risultati del nuovo ad, Stefano Cao».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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