La famiglia Berlusconi non accetta il voltafaccia di Vivendi sull'accordo già stipulato su Mediaset Premium. E così la presidente di Fininvest, la holding che controlla Mediaset al 34,7%, Marina Berlusconi, ha preso carta e penna scrivendo una lunga lettera che è stata pubblicata ieri dal Corriere della Sera. Per Marina Berlusconi il dietro-front dei francesi, che finiranno in tribunale, è talmente grave che è «impossibile ricordare precedenti analoghi».
La figlia maggiore di Silvio Berlusconi, da sempre legato da amicizia a Vincent Bollorè patron di Vivendi, lascia trasparire tutto il suo sconcerto. «Un grande gruppo internazionale si è permesso di stracciare un contratto valido e vincolante. È stato spiegato che cosa lascia intravvedere questo sconcertante abbiamo scherzato. Ossia il tentativo, nascondendosi dietro uno sbandierato disegno industriale, di garantirsi, in modo inaccettabilmente scorretto, una posizione di rilievo nell'azionariato di Mediaset».
L'analisi dei fatti di Marina Berlusconi non lascia dubbi.
«Sappiamo perfettamente che il mondo degli affari ha le sue dure regole, che la legge del mercato può essere spietata. Ma sempre di regole e di leggi si tratta. Tutt'altra cosa è il capitalismo cannibalesco, quello che non cerca il profitto investendo. Ossia definendo progetti industriali, concorrendo e rischiando sui mercati, in una parola creando benessere e opportunità di sviluppo. Al contrario, il capitalismo cannibalesco prospera grazie alla distruzione della ricchezza altrui, costruisce il proprio successo sull'altrui rovina. È come una metastasi che si nutre della parte sana del corpo».
E se la finanza è utile, la speculazione è dannosa. «Quando fa il suo mestiere, la finanza è un supporto prezioso, insostituibile, per le imprese, fornisce loro gli strumenti per dare concretezza alle idee. È la finanza malata a seguire altre logiche, la finanza dei raider, abituati a scalare società per prosciugarne le casse, a lanciarsi in spericolate speculazioni, dove il denaro è virtuale, ma i guasti terribilmente reali». Non tutti gli imprenditori, fortunatamente, sono così.
«Da queste logiche la mia famiglia ha sempre voluto restare rigorosamente lontana. Noi siamo imprenditori. Nel nostro gruppo non è mai stato concepito un progetto che non avesse motivazioni o finalità industriali. Abbiamo creduto fermamente nell'accordo con Vivendi. Abbiamo investito con l'acquisizione dei libri Rizzoli (con Mondadori ndr) e con Banzai abbiamo accelerato lo sviluppo nel digitale». Insomma Fininvest, che controlla Mediaset e Mondadori, ha creato valore per il nostro Paese. E occupazione.
«Essere imprenditori significa anche questo, a nostro avviso. Credere nel proprio Paese. E noi nell'Italia crediamo. Nonostante tutto, mi verrebbe da dire, visto che in tanti hanno fatto il possibile e anche l'impossibile per renderci la vita difficile. Ma noi qui siamo, qui restiamo e non abbiamo intenzione di fare il minimo passo indietro. Non per eroismo, ma per convinzione. Essere imprenditori - prosegue ancora Marina - significa rispettare le regole, attenersi alle norme, ma soprattutto non venire mai meno a quella che è una etica di un sistema economico sano e del mercato».
Regole e valori che non sono stati rispettati dai francesi di Vivendi.
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