«Mediolanum resta nel patto Mediobanca»

«Mediolanum resta  nel patto Mediobanca»

Mediobanca è un investimento strategico per Mediolanum, a prescindere da quel che sarà del patto di sindacato che oggi vincola il 30,05% di Piazzetta Cuccia. Lo ha dichiarato Ennio Doris, ad di Mediolanum, che della prima banca d'affari italiana ha il 3,38% del capitale, a margine della presentazione di due nuovi fondi lanciati dal gruppo. Doris ha così liquidato l'argomento con chi gli chiedeva dei prossimi sviluppi in Mediobanca. Negli ultimi giorni, dopo le numerose uscite che hanno segnato il recente rinnovo del patto della merchant bank, si sono diffuse voci di un alleggerimento del vincolo verso un accordo di sola consultazione, e taluni si sono spinti persino ad ipotizzare uno scioglimento del patto stesso, sulla scia di quanto avvenuto negli ultimi mesi in altri patti storici, da Rcs a Pirelli. Doris ha negato di essere a conoscenza di eventuali modifiche del patto di Mediobanca e, appunto, ha ribadito che «quello che sarà, sarà. Ma noi ci saremo». Mediolanum non ha neppure intenzione di uscire dalla partnership con Mediobanca in Banca Esperia visto «che dà i suoi frutti». Anzi. La private bank, joint venture tra il gruppo di Doris e Piazzetta Cuccia, ha «la forza per essere un soggetto aggregante».
Quanto infine ai due fondi lanciati da Mediolanum, si tratta, come ha spiegato il top management, di strumenti di investimento utili a diversificare il portafoglio in un'ottica di ricerca di maggiore rendimento. Il primo fondo, Mediolanum Flessibile Valore Attivo, investe nel mercato obbligazionario internazionale diversificando tra le diverse tipologie di emittenti (governativi e corporate), senza vincoli geografici (Paesi industrializzati ed Emergenti). Il secondo, Mediolanum Flessibile Sviluppo Italia, è invece focalizzato sulle pmi italiane. Quest'ultimo in partnership con Muzinich, società specializzata nel credito alle imprese, è dedicato prevalentemente al mercato obbligazionario delle pmi, pur con una componente (25%) di investimenti in capitale.

Il secondo fondo, almeno nelle intenzioni, dovrebbe concorrere a sostenere lo sviluppo delle eccellenze italiane alle prese con la stretta sul credito bancario. «Anche per questo sarò il primo sottoscrittore del fondo» ha promesso Doris.

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