Economia

La moda inizia bene l'anno: vendite meglio del previsto

Nel primo trimestre ricavi +19%. Nel 2021 ricavi per 91 miliardi: al pre-Covid ne mancano solo 6,3

La moda inizia bene l'anno: vendite meglio del previsto

La moda italiana ha iniziato bene il 2022, archiviando un 2021 che ha visto le vendite salire a 91,7 miliardi, + 22,2% sul 2020. Il miglioramento va oltre le previsioni, che erano di un +20,6%, ma i dati restano sotto il livello del 2019 (-6,4%, in pratica -6,3 miliardi). Il resoconto è stato fornito da Confindustria Moda, la federazione italiana che riunisce le associazioni dei settori tessile, moda, accessorio (Tma), sulla base delle elaborazioni del Centro studi.

«Prevediamo una ripresa vera e propria dal 2023, a meno di nuovi imprevisti» ha affermato Cirillo Marcolin, il presidente di Confindustria Moda, pur sottolineando: «Il problema è che, visto il conflitto in Ucraina, ci potrebbe essere un rallentamento della domanda in generale, oltre al rischio di chiusure per alcune piccole aziende. Ma se diamo maggiori certezze, tutti vorranno emulare i prodotti italiani, l'abbiamo visto con la ripresa dopo il Covid. Credo che la pandemia - ha aggiunto - ci abbia insegnato come sia importante non pensare solo a sé», citando tra l'altro un sentiment verso un ritorno in Italia, dopo le delocalizzazioni. Quanto al 2022, il primo trimestre si è chiuso con un rialzo del fatturato in media del 19,3%, superiore alle aspettative, che erano di un +14%, e anche l'andamento degli ordini ha registrato un trend molto positivo (+15% rispetto allo stesso periodo del 2021). Per il secondo trimestre, l'incremento medio delle vendite è atteso nell'ordine del 12,9%: una previsione positiva, ma con un rallentamento anche a causa delle incertezze sullo scenario internazionale, su cui pesano principalmente le tensioni del conflitto russo-ucraino, in parte per l'export e in parte per i costi di energia e materie prime. Con queste previsioni, il primo semestre 2022 dovrebbe archiviarsi con una crescita del fatturato del 16%.

Emerge però «una forte preoccupazione legata al futuro del comparto»: solo l'8% registra un sentiment positivo sull'evoluzione congiunturale del settore, contro il 49% che confida nella stabilità del mercato e un 43% che prevede un peggioramento.

«Se da un lato - ha continuato Marcolin - le problematiche che colpiscono il nostro settore sono trasversali al sistema Paese e chiedono interventi strutturali, dall'altro bisogna necessariamente promuovere meccanismi che portino le nostre aziende a rafforzare la propria struttura.

Internazionalizzazione, sostenibilità e digitalizzazione sono temi chiave per lo sviluppo delle nostre industrie, ma solo crescendo e facendo sinergie fra le risorse saremo veramente in grado di investire in tal senso».

A proposito della guerra in Ucraina, chiarito che le sanzioni hanno un impatto sul settore, «l'aspetto umanitario resta fondamentale e di conseguenza l'uso delle sanzioni per cercare di fermare il conflitto».

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