Economia

Mosca vuole fare il pieno di gas all'Ue

Metano +40%, ma poi Putin promette più forniture e raffredda la corsa. Borse giù

Mosca vuole fare il pieno di gas all'Ue

Sui mercati girava ieri una battuta scontata, ma efficace: «Siamo alla canna del gas». Un balzo del 40% dei prezzi del metano in Europa (60% in due giorni) ha infatti spostato il livello d'allarme a Defcon 2, inclinato vero il basso i listini (-1,35% Milano, -1,5% lo Stoxx600, -0,9% Wall Street a un'ora dalla chiusura) e prodotto altre crepe nella narrazione secondo cui il picco d'inflazione sarebbe durato come un temporale d'estate.

Quanto sta accadendo assomiglia invece sempre più a uno choc energetico capace di far piombare il mondo nella bolgia della stagflazione. L'inverno è quasi alla porte e, sotto il profilo energetico, sarà quello del nostro scontento. Circolano scenari - e non sono neppure quelli da apocalipse now - da brividi: in caso di mancata risoluzione della crisi, rischierebbe la bancarotta il 25% delle Pmi del Vecchio continente, poiché l'energia pesa sui loro costi per il 33%. La crescita economica potrebbe subire un'erosione dell'1,5%. E non è tutto: se il carovita continuasse a mordere, Christine Lagarde e le colombe della Bce avrebbero qualche problema a mantenere in piedi non solo l'armamentario degli stimoli monetari, ma anche l'impianto dei tassi a zero. Un'eventuale stretta anti-inflazione rischierebbe tuttavia di tarpare ancora di più le ali alle crescita. Il dilemma è condiviso dalla Federal Reserve: il carovita morde anche negli Usa, ma ritirare gli aiuti da 120 miliardi di dollari al mese quale effetto avrà sulla recovery e su un mercato del lavoro in salute (+568mila posti creati in settembre)?

Con l'inflazione montante che rischia di alimentare tensioni sociali e rivendicazioni salariali (vedi le proteste in Germania), Bruxelles sta cercando di metterci una pezza: l'idea è di creare un consorzio comune per stoccare le riserve di gas, un'ipotesi appoggiata da Mario Draghi. «È una cosa molto positiva - ha detto ieri il premier al termine del vertice Ue in Slovenia - non farsi trovare impreparati rispetto a picchi dell'energia che non hanno solo conseguenze sull'economia ma anche sulla distribuzione, sulla diseguaglianza». Vladimir Putin punta però il dito proprio contro l'Europa, ritenuta responsabile dell'esplosione dei prezzi per aver abbandonato i contratti a lungo termine, privilegiando quelli spot. «Era emerso, ed ora è assolutamente ovvio, che questa politica è sbagliata», ha sottolineato il presidente russo. Per il Cremlino non è quindi colpa del braccino corto di Gazprom nelle forniture («Non si è mai tirata indietro»), da cui dipende per un terzo il fabbisogno europeo di metano. Dopo la bastonata, il leader russo allunga la carota: «Siamo pronti a stabilizzare il mercato aumentando l'offerta, anche attraverso l'Ucraina». Le parole di Putin hanno un po' raffreddato i prezzi nel pomeriggio di ieri, con i futures crollati in Olanda e Gran Bretagna di oltre il 7% e con un -8% anche delle quotazioni del gas naturale negli Stati Uniti. Il ministro alla Transizione ecologica, Roberto Cingolani, guarda più in là: «Forse ci saranno dei cambiamenti, potenzialmente qualche miglioramento dopo marzo, quando Nord Stream 2 comincerà ad essere attivo».

Potrebbe però essere troppo tardi, soprattutto per l'Italia. Dove, a detta del ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, si deve cominciare a discutere, «senza tabù, di come produciamo energia». Servono però interventi immediati.

Allo scopo di mitigare gli effetti dei rincari sulle tasche dei consumatori e sulle imprese, alcuni analisti suggeriscono infatti all'Ue di utilizzare gli oltre 20 miliardi che incasserà quest'anno dai diritti per le emissioni di CO2, i cui prezzi sono esplosi del 200%.

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