Per Mps nuovi vertici e conto più caro

Il titolo tiene ma l'unica certezza è che aumentano i costi per stipendi e commissioni

Camilla Conti

In Borsa il titolo Mps ieri ha parato il colpo dell'azzeramento del vertice della banca che mercoledì ha cambiato ad - con la nomina di Marco Morelli al posto di Fabrizio Viola - e accolto le dimissioni del presidente Massimo Tononi, in partenza probabilmente a fine anno dopo l'assemblea degli azionisti. Le azioni del Monte hanno chiuso con un -0,54% dopo avere aperto le contrattazioni con un balzo dell'1,5 per cento.

Il mercato spera che le sorprese a Siena siano finite e che venga varato con successo lo smaltimento di circa 28 miliardi di sofferenze, l'aumento di capitale fino a 5 miliardi e il nuovo piano industriale. Per poi procedere a un'aggregazione o all'ingresso di un nuovo socio di riferimento entro i primi mesi dell'anno prossimo. Tutto sotto la guida di Morelli che, fanno notare fonti finanziarie, ha seguito per Merrill Lynch la costituzione del fondo Atlante come advisor dell'sgr Quaestio capitanata da Alessandro Penati con la regia del patron delle Fondazioni, Giuseppe Guzzetti.

Nel frattempo, il conto del salvataggio aumenta ogni giorno che passa. Alla lista delle spese extra ora va aggiunta la buonuscita di Viola: oltre 3 milioni lordi. Lo stesso stipendio preso finora dal banchiere, 1,4 milioni l'anno, sarà dato a Morelli che però riceverà anche un «trattamento di ingresso» di 300mila euro. Si saprà più avanti, invece, l'entità della liquidazione di Tononi arrivato al vertice un anno fa.

Non solo. In partenza dal Monte, lo aveva anticipato il Giornale lo scorso 8 settembre, ci sarebbero anche il direttore finanziario Arturo Betunio e la responsabile delle risorse umane Ilaria Dalla Riva mentre è già uscito ad agosto il direttore del retail banking e distribuzione Marco Bragadin (passato il timone di Ing Bank Italia) che forse verrà sostituito da Maurizio Bai, oggi responsabile in Mps dell'area Toscana, Umbria e Marche. La voce delle ultime ore è che a scendere dalla Rocca possa essere infine Valentino Fanti, lo storico segretario del cda delle gestioni Mussari-Vigni rimasto al suo posto con la gestione Profumo-Viola. Altri addii, altre buonuscite milionarie da pagare.

Ma il conto più salato è quello che verrà presentato dalle banche d'affari che lavorano all'operazione. Secondo le ultime stime raccolte sul mercato, il piano di emergenza disegnato da Mediobanca e JP Morgan che guidano il consorzio di pre-garanzia dell'aumento costerà a Siena circa 250 milioni di commissioni. Queste ultime sono legate al successo della prossima ricapitalizzazione: se andrà in porto il Monte, che capitalizza circa 650 milioni, ne avrà pagati circa mille di fees. Poi ci saranno costi da sostenere anche per la cartolarizzazione delle sofferenze e per il prestito ponte che servirà per finanziarlo. Cui andranno aggiunte le parcelle per la consulenza di McKinsey, che lavora al piano industriale. Più le spese per gli advisor legali.

Compresi gli avvocati che seguono l'inchiesta su Antonveneta: ieri è stata rinviata al 1 ottobre l'udienza sulla richiesta di rinvio a giudizio della procura di Milano nei confronti dell'ex presidente, Giuseppe Mussari, e altre dodici persone nell'ambito del procedimento su una serie di operazioni finanziarie realizzate per coprire le perdite dell'acquisto della banca padovana.

Lo slittamento è stato deciso perché sul tavolo del giudice sono arrivati documenti nuovi per le indagini sui rapporti con le banche d'affari Nomura e Deutsche Bank. Che è anche nel consorzio di pre-garanzia del prossimo aumento.

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