Economia

Mps, il pm chiede 8 anni per Mussari

Stessa richiesta per Vigni. E confisca di 440 milioni a Nomura e Deutsche Bank

Mps, il pm chiede 8 anni per Mussari

L'8 novembre del 2007 è Giuseppe Mussari il banchiere più celebrato del Paese: ha comprato Antonveneta a 9 miliardi, facendo così guadagnare al Monte dei Paschi la posizione di terzo gruppo bancario italiano. A quasi dodici anni di distanza la procura di Milano chiede per lui 8 anni di reclusione e una multa di 4 milioni per aver mascherato nei bilanci le perdite realizzate dopo l'acquisto dell'istituto padovano.

Sono queste le richieste arrivate ieri dal pm Giordano Baggio, che insieme a Stefano Civardi e Mauro Clerici ha indagato su quattro operazioni: i derivati Santorini e Alexandria, il prestito ibrido Fresh e le cartolarizzazioni immobiliari denominate Chianti Classico. Stessa richiesta per l'ex direttore generale Antonio Vigni, mentre per l'ex responsabile dell'area Finanza di Rocca Salimbeni, Gianluca Baldassarri, e per l'ex direttore finanziario, Daniele Pirondini, l'accusa punta a 6 anni di reclusione e a una multa di 1,5 milioni ciascuno. Il pm ha chiesto altre condanne nei confronti di ex manager di Mps, Deutsche Bank Ag e Nomura e l'assoluzione di due manager della banca tedesca e della sua filiale londinese, la confisca di 444,8 milioni per Nomura e di 440,9 milioni per Deutsche Bank AG e la condanna a 1,8 milioni di multa per ciascuna delle due banche.

I reati ipotizzati nei confronti degli indagati sono, a vario titolo, manipolazione del mercato, falso in bilancio, falso in prospetto e ostacolo all'autorità di Vigilanza, reato che però in parte è andato prescritto con la conseguente proposta di assoluzione relativa a tre capi di imputazione per Mussari, Vigni e Pirondini.

Alexandria, Santorini, il Fresh 2008 e le cartolarizzioni Chianti Classico sono tutte servite, secondo l'accusa, per occultare nei bilanci di Mps circa 2 miliardi di perdite, un «buco» in parte creato per comprare Antonveneta dal Santander di Emilio Botin. Il pm Civardi, durante la requisitoria dell'11 aprile, aveva affermato che «la cifra comune è la frode, la falsa rappresentazione economica e patrimoniale del Montepaschi per ingannare il mercato in presenza di una difficoltà della banca nel rimanere entro i parametri di sicurezza patrimoniale, che era evidente».

Nel procedimento era coinvolta anche Mps ma la sua posizione è stata stralciata perché la banca senese ha patteggiato una sanzione pecuniaria di 600mila euro e la confisca di 10 milioni. Deutsche Bank è stata controparte di Mps per la ristrutturazione dell'operazione Santorini, mentre la giapponese Nomura è stata controparte per la ristrutturazione dell'operazione Alexandria. Per la procura si è trattato di operazioni finalizzate «a truccare i conti di Mps» e che hanno permesso alle due banche straniere di ottenere un «ingente vantaggio economico». Quanto al Fresh e alla cartolarizzazione Chianti Classico, tra il 2008 e il 2011 avrebbero creato una «voragine» nei bilanci emersa, però, solo nel 2012 grazie alla «discontinuità gestionale imposta da Banca di Italia, a seguito della crisi di liquidità che aveva colpito l'istituto senese che era tecnicamente in default» dal 2011.

Tutti gli imputati hanno sempre respinto ogni addebito, sostenendo che nulla fu occultato delle operazioni e nessun trucco venne utilizzato, perché i principi contabili su come registrare le operazioni erano conformi a quanto prescritto da Bankitalia e Consob.

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