
Il colosso Msc di Gianluigi Aponte (nella foto) ha rinunciato ad acquisire la compagnia di navigazione Moby e cederà il 49% della società all'azionista di maggioranza, ovvero il gruppo Onorato.
In particolare, come si legge nel documento pubblicato ieri dall'Antitrust, sono stati comunicati all'autorità "gli impegni alla cessione immediata del 49% detenuto nel capitale di Moby con rinuncia al corrispettivo a favore dell'azionista di maggioranza, alla rinuncia immediata al pegno sul 51% del capitale di Moby e alla cessione del credito verso Moby a società terza indipendente e/o abbattimento totale o parziale dello stesso in tempi brevi, già entro fine 2025".
L'Antitrust aveva avviato un'istruttoria lo scorso novembre nei confronti della Shipping Agencies Services (Sas) controllata da Msc, di Moby e di Grandi Navi Veloci (Gnv) per verificare l'esistenza di possibili restrizioni della concorrenza a seguito della prevista acquisizione di Moby. In particolare, il faro acceso dal Garante puntava ad accertare "possibili violazioni dell'articolo 101 del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea", che tutela appunto la concorrenza all'interno del mercato comune. L'indagine dell'Antitrust si concentrava sul legame strutturale tra le compagnie di navigazione Moby e Gnv e sul rischio di monopolio nelle rotte dei traghetti in particolare verso la Sardegna. La vicenda non è comunque ancora chiusa: come si legge ancora nel documento pubblicato dall'Agcm, serve prima una consultazione degli operatori del mercato ed "eventuali osservazioni sugli impegni presentati dalle società Sas, Gnv e Moby dovranno pervenire per iscritto entro e non oltre il 16 agosto 2025". Poi, "eventuali rappresentazioni" da parte delle stesse tre società "della propria posizione in relazione alle osservazioni presentate da terzi sugli impegni, nonchè l'eventuale introduzione di modifiche accessorie agli stessi, dovranno pervenire per iscritto all'Autorità entro e non oltre il 15 settembre 2025".
Nel frattempo, l'Msc deve fare i conti con gli effetti della guerra dei dazi sullo shipping.
Secondo il Wall Street Journal, infatti, il governo cinese starebbe minacciando di bloccare un accordo preliminare per la cessione della quota detenuta dal conglomerato Ck Hutchison in 43 porti (tra cui i due sul canale di Panama) situati in 23 Paesi a un consorzio composto dalla società di investimento statunitense BlackRock e dal gruppo svizzero Terminal Investment, che fa capo al gruppo di Aponte. Pechino starebbe minacciando di far naufragare l'operazione se la compagnia statale cinese Cosco non avrà una fetta.