Economia

Mutui a tasso fisso o variabile: cosa conviene davvero?

I mutui sulla casa sono forse i contratti più rischiosi, data la durata, che una persona può stipulare. Ecco una guida per capire come muoversi in questo mondo

Mutui a tasso fisso o variabile: cosa conviene davvero?

Negli ultimi tempi abbiamo scoperto che comprare casa conviene. Abbiamo assistito, infatti, a un continuo calo dei tassi di interesse dei mutui. La forbice fra tasso fisso e variabile si è ridotta a tal punto che ad oggi le differenze fra i due tipi di mutuo è quasi nullo. I tassi di interesse hanno toccato minimi rilevanti. Il fenomeno è particolarmente evidente sul tasso fisso, se si pensa che a inizio 2019, prima dell’inizio dell’emergenza coronavirus, questa opzione costava intorno all’1,5% per un prestito di durata ventennale.

Il crollo della rata è stato determinato dal virtuale azzeramento dei tassi di interesse di lungo termine basati sul parametro Irs (interest rate swap) che serve come base per il calcolo della rata a tasso fisso, data per l’appunto dalla somma tra il tasso Irs e lo spread, cioè la maggiorazione richiesta dalla banca per erogare l’operazione di finanziamento.

Se negli untimi decenni abbiamo assistito a un continuo calo dei tassi, lo dobbiamo al tanto contestato euro. Prima di entrare nell’eurozona la lira era sottoposta a continue svalutazioni che facevano innalzare i tassi di interessi con punte al di sopra del 10%. Ora è la Bce a regolare le oscillazioni dei tassi di interesse, attraverso la quantità di denaro che circola in Europa. Quando la situazione economica è fiorente, la Bce aumenta il tasso d’interesse per non andare incontro ad un’inflazione. Mentre, come sta accadendo ora a causa del coronavirus, quando l’economia europea ristagna, la Bce abbassa il tasso di interesse per immettere liquidità nel sistema e ridurre la crisi economica. Al netto dello spread, ovviamente.

Comprare casa è uno degli eventi economici più importanti per molte famiglie. Se si necessita di un mutuo, a maggior ragione, la scelta richiede una particolare attenzione ai dettagli e la fase di ricerca del finanziamento ideale risulta essere fondamentale. Quando si acquista un immobile con un finanziamento, così come quando si sta valutando di cambiare le condizioni del proprio mutuo tramite la surroga, uno dei primi dubbi che si ha quando si intende sottoscrivere un mutuo è relativo alla scelta del tasso, se fisso o variabile.

Quale conviene

Fino a qualche anno fa, la scelta del tasso del mutuo era spesso obbligata a favore del variabile in quanto la differenza della rata con il tasso fisso era notevole. Con questa forbice tra i due tassi di circa due punti base significava, in termini di rata per un mutuo di 150mila euro in 20 anni, una differenza di circa 160 euro al mese. Non proprio spicci.

Molte famiglie si trovavano così costrette, pur di ottenere il mutuo desiderato, ad accettare un tasso variabile con tutti i rischi del caso. Chi aveva sottoscritto un mutuo a tasso variabile una decina di anni fa, avrebbe poi avuto dei vantaggi in quanto la rata, nel corso del tempo, è scesa costantemente (ma quanta paura!). Scegliere il tasso dei mutui non è facile. La decisione se optare per un tipo di tasso o un altro, infatti, dipende da diversi fattori, tra cui la capacità di reddito, se questo può crescere nel corso degli anni o se rimarrà stabile. Poi incide la scadenza del mutuo, l’importo richiesto alla banca, se questo è troppo alto in base alle proprie possibilità oppure no.

Un fattore che gioca un ruolo importante è la propensione al rischio. Per qualcuno può essere più stimolante rimanere aggiornato sull’andamento dei tassi e monitorare i grafici dell’Euribor per individuare il momento giusto per rinegoziare le vecchie condizioni o surrogare il mutuo. Mentre, per altri, avere una rata costante nel tempo che non desterà preoccupazioni è già di per sé un valore aggiunto, anche a rischio di un costo maggiore.

Il consiglio dell'esperto

E quest’ultimo è proprio il consiglio che dà a IlGiornale.it il professor, Stefano Cherti, dell’Unione Nazionale Consumatori. Raggiunto al telefono, il professor Cherti ci spiega: "È ovvio che se andiamo su internet e visitiamo siti che comparano i costi delle rate del mutuo, oggi avremmo tassi variabili più bassi dei tassi fissi. Ma il mutuo non è un contratto che termina domani. È un contratto di durata che arriva a 20-25 anni. Per cui anche se oggi i tassi variabili sono più convenienti, il miglior tasso per il consumatore resta il tasso fisso, soprattutto per il consumatore che non è esperto di banche e di finanza".

Se, invece, chi vuole stipulare un mutuo si sente di rischiare? "Il consumatore più esperto potrebbe passare dal tasso variabile a un tasso fisso fra un paio d’anni quando probabilmente le cose cambieranno. Ma per non correre rischi, visto la lunghezza del contratto, forse il più lungo che abbiamo nel codice civile, consiglierei un tasso fisso con tutte le assicurazioni del caso, tipo perdita d’impiego, calamità naturali (negli ultimi anni le abbiamo viste tutte, basti pensare al Covid).

Per dormire sonni tranquilli la migliore scelta oggi è il mutuo a tasso fisso".

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