Nei conti Eni si accende la spia del «mini» greggio

Nei conti Eni si accende la spia del «mini» greggio

Il prezzo del petrolio, ai minimi da quattro anni, potrebbe scompaginare i piani di Eni che a fine mese annuncerà i conti del terzo trimestre. Nessuno, fino a poco tempo fa, si attendeva un tracollo dei corsi petroliferi così forte, soprattutto dopo che, in giugno, le tensioni in Irak e Libia avevano surriscaldato i prezzi, spingendo Brent e Wti a 115,71 e 107,73 dollari al barile. In tre mesi, però, il loro valore si è ridotto di un quarto, ai minimi dal 2010 in area 83 e 80 dollari rispettivamente. Valori di 20 dollari sotto le previsioni e che preoccupano gli analisti. Secondo Mediobanca, infatti, un calo di questa portata dei prezzi dell'oro nero potrebbe mettere a rischio il piano di dismissioni da 11 miliardi del Cane a sei zampe e i target di cash flow , abbassando la visibilità sul dividendo (0,56 euro l'ultima cedola). Per ora, solo una preoccupazione - anche considerando che Eni ha un rendimento del dividendo del 6%, superiore alla media dei suoi competitor (4%) - tale, però, da destare l'attenzione degli analisti sul lungo termine. Mediobanca, infatti, ha tagliato le stime di utile per azione in media del 13% fino al 2017 e, per quest'anno, si aspetta un utile netto di 3,85 miliardi, contro i 5,19 registrati nel 2013.

Intanto, il 30 ottobre il gruppo renderà noti i conti del terzo trimestre. Banca Akros si attende numeri decrescenti, ma considera Eni una delle azioni più interessanti del settore grazie «a una struttura finanziaria sana e a una crescita attesa sul fronte dell' exploration and production ». L'utile netto adjusted è atteso a 0,81 miliardi, da 0,87 miliardi; l'ebit a 2,4 miliardi e una leva finanziaria a 0,22 (da 0,24).

Numeri a parte, gli analisti vedono con favore la campagna di espansione del gruppo, sempre molto attivo, anche per diversificare il rischio di business. In quest'ottica s'inquadrano gli incontri avvenuti in questi giorni a Milano con le delegazioni asiatiche intervenute per il summit dei capi di Stato. Dopo il vertice con una delegazione ministeriale del Vietnam, l'ad Claudio Descalzi ha ricevuto, giovedì, i top manager della compagnia di Stato, PetroVietnam, per firmare due contratti di produzione per l'esplorazione di sei aree del gruppo nel Paese. E ieri è stata anche la volta della Corea e del Myanmar: quest'ultima considerata una vera promessa dopo che, in luglio, il gruppo ha firmato contratti di esplorazione di 2 blocchi onshore .

I Paesi a cui punta Eni in Asia sono dunque soprattutto Vietnam, Indonesia e Timor Est. Sempre ieri, infine, Eni ha firmato un accordo di cooperazione con Kogas nei settori upstream e gnl (gas liquefatto), anche nell'area 4 dove le risorse scoperte sono 2mila miliardi di metri cubi di gas.

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