Dall'Ue non giungono buone notizie: per ottenere il taglio dell’Irpef si pensa di alzare Iva e Imu, una mazzata tra capo e collo dopo un anno e mezzo di pandemia.
Come vuole l'Ue
Per la Commissione Europea l’Iva, imposta sul valore aggiunto, e l’Imu, l’Imposta municipale unica, sono “sottoutilizzate”: si legge così nelle raccomandazioni ufficiali riguardo la riforma del Fisco italiano. L'Europa punta il dito sulle riforme strutturali che aiuterebbero "il reperimento di risorse per le priorità delle politiche pubbliche e contribuiranno alla sostenibilità di lungo termine delle pubbliche finanze, anche con il rafforzamento di copertura, adeguatezza e sostenibilità del sistema universale di protezione sociale e sanitaria", come si legge su Money.it. Le due imposte su cui puntare, quindi, diventano le due sopra citate ma il rischio è quello di creare un carico fiscale sicuramente non necessario proprio in questo momento.
Forza Italia lancia l'allarme
"La Commissione europea mette il dito nella piaga del fisco italiano quando rileva che le tasse medie sul lavoro al 46,4% sono un micidiale ostacolo agli investimenti, e quindi allo sviluppo del Paese. Ma la medicina non può essere l'aumento dell'Imu per tagliare l'Irpef. Con il 60% della ricchezza prodotta incamerato dallo Stato, questo è il momento di ridurre il carico fiscale per aumentare la competitività e sostenere la ripresa, e noi siamo al governo per questo, non certo per aumentare le tasse". Lo ha dichiarato con una nota la presidente dei senatori di Forza Italia, Anna Maria Bernini. "La riforma fiscale presentata da Forza Italia - aggiunge - va proprio in questa direzione: meno tasse e semplificate, con una 'no tax area' fino a 12mila euro di reddito, una tassazione al 15% fino a 25.000 euro, al 23% fino a 65mila e al 33% oltre i 65mia. Altri interventi che riteniamo fondamentali sono l'abolizione totale dell'Irap e l'estensione della cedolare secca sugli immobili. Chiediamo infine un vero anno bianco fiscale e una chiusura del contenzioso pregresso che tenga conto delle difficoltà reali che milioni di imprenditori hanno dovuto fronteggiare nei lunghi mesi del Covid", aggiunge la senatrice.
Le conseguenze sull'Iva
Di mezzo, però ci si mette anche la Corte dei conti italiana che auspita una rimodulazione dell’Iva per consentire il taglio dell’Irpef è un consiglio che viene non solo dall’Ue, ma anche dalla Corte dei Conti: infatti, nel Rapporto 2021 sul coordinamento della finanza pubblica pubblicato il 28 maggio, viene evidenziato come l’Irpef abbia perso le caratteristiche di imposta onnicomprensiva personale e progressiva. "Sarà dunque necessario guardare all’efficienza e all’equità del sistema tributario nel suo complesso, ipotizzando varie forme di ricomposizione del contributo dei prelievi diretti e indiretti alla copertura del bilancio, tra le quali adeguata attenzione potrebbe essere riservata ad un parziale spostamento del prelievo dall’Irpef all’Iva". Le conseguenze che avrebbe tutto ciò sarebbero molto complesse perchè l'Iva ha il 4% di aliquote su alimentari, bevande e prodotti agricoli; il 5% per alcuni alimenti; il 10% per la fornitura di energia elettrica e del gas per usi domestici, i medicinali, gli interventi di recupero del patrimonio edilizio per specifici beni e servizi ed il 22%, come ben sappiamo, è l'aliquota ordinaria.
Alzare l'Iva, quindi, porterebbe a livelli poco sostenibili gran parte dei generi di prima necessità confermando ancora una volta come l'Italia risulti uno dei paesi europei più tassato in assoluto con una media del 46,4% che è costretto a versare ogni percettore di reddito.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.