Ocse: fuori dalla crisi solo nel 2011 L’Italia spende troppo per le pensioni

TASSE Prelievo elevato sulla previdenza: siamo al 24% contro una media del 12,7%

Ocse: fuori dalla crisi solo nel 2011  L’Italia spende troppo per le pensioni

L’Italia ha la spesa pensionistica più elevata, in rapporto al Pil, fra tutti i trenta Paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse). E la crisi finanziaria ha colpito pesantemente i fondi pensione privati, facendo loro perdere 5.400 miliardi di dollari. Quanto alla crescita economica, secondo le previsioni dell’Ocse, non si rivedrà fino al 2011.
Il dato di una spesa pensionistica italiana al 14% del prodotto lordo non è recentissimo - fa riferimento al 2005 - ma le cifre più recenti di Istat e Tesoro confermano che negli anni successivi siamo arrivati al 15,1% (2007) e che, dopo una sostanziale stabilizzazione nel periodo 2008-2010, la spesa riprenderà a crescere. Nel nostro Paese, osserva l’Ocse, le pensioni rappresentano la quota maggiore del totale delle spese pubbliche: quasi il 30% del bilancio contro una media del 16% dei trenta Paesi «soci» dell’organizzazione. «Il rischio di tale sistema - spiega il rapporto Ocse - è che la spesa pensionistica comprima altre spese auspicabili, come quelle per la famiglia e l’istruzione».
L’altra faccia della medaglia è che i contributi previdenziali che gravano su lavoratori e aziende pesano per il 33% dei salari lordi, contro una media Ocse del 21%. Spesa molto elevata più contributi altrettanto elevati, messi insieme, significano una cosa sola: in Italia ci sono troppi pensionati in rapporto alla popolazione attiva. Allo stesso tempo è troppo alto (24% contro il 12,7% della media) il prelievo fiscale sulle pensioni. Infine, sempre in Italia le pensioni per le donne sono inferiori di circa un terzo rispetto a quelle degli uomini, perché le donne vanno a riposo prima. «Bisogna riformare adesso i sistemi previdenziali tanto da renderli abbastanza forti da poter proteggerci contro la turbolenza dei mercati», spiega Angel Gurria, segretario generale dell’organizzazione. La crisi finanziaria è costata 5.400 miliardi di dollari ai fondi pensione privati dell’area Ocse, con una perdita media del 23%. L’impatto è stato particolarmente pesante in Australia, Danimarca, Olanda, Gran Bretagna e Stati Uniti.
Per come la vede l’Ocse, la situazione della previdenza italiana è dunque meno rosea rispetto alla percezione generale, soprattutto dopo le riforme già attuate (Dini e «scalone-scalini»). Secondo la Cisl, la spesa previdenziale si mantiene alta perché deve sopportare il peso di oneri assistenziali impropri, mentre la Uil chiede al governo e al Parlamento un intervento «non più rinviabile» per diminuire le tasse su salari e pensioni. Nei confronti del nostro Paese potrebbe giungere nelle prossime ore una «messa in mora» da parte dell’Ue, per il mancato adeguamento alla sentenza della Corte di giustizia sull’età di pensionamento delle donne nel pubblico impiego.
Oltre al documento sulle pensioni, l’Ocse ha presentato ieri il rapporto economico annuale, che vede ancora più ombre che luci nello scenario internazionale. Nei Paesi dell’area Ocse si prevedono 20 milioni di disoccupati in più nell’arco di due anni: entro la fine del 2010, i senza lavoro nei trenta Paesi supererebbero così quota 57 milioni, con un tasso di disoccupazione vicino al 10%, il più alto dagli anni Settanta. «La disoccupazione - dice ancora Gurria - continuerà a pesare sulle economie nazionali». Quest’anno l’economia decrescerà del 4,3% e la ripresa non arriverà prima del 2011. E «la ripresa del mercato del lavoro - osserva il segretario generale dell’Ocse - ritarderà molto rispetto alla ripresa della crescita.

Quella che è cominciata come una crisi finanziaria, è diventata una crisi economica e sociale», conclude Gurria. Per questo motivo, l’Ocse chiede ai governi di attuare programmi di protezione per chi ha perso il lavoro e per le famiglie meno abbienti, a basso reddito.

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