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Operazione di sistema per sbloccare lo stallo Ilva

Spunta l'idea di un polo siderurgico nazionale per arginare gli "stop and go" di Arcelor Mittal

Operazione di sistema per sbloccare lo stallo Ilva

Il blitz di ArcelorMittal scuote il governo che studia il piano della svolta per Taranto. Dopo mesi di stop and go al sito siderurgico, ieri la multinazionale che ha il 60% del sito insieme ad Invitalia (40%) ha messo alla porta le 145 aziende dell'appalto di Acciaierie d'Italia, l'ex Ilva nel cui indotto orbitano circa 6 mila lavoratori, hanno dovuto liberare i cantieri all'interno dello stabilimento siderurgico di Taranto su disposizione dell'azienda che lega la decisione a «sopraggiunte e superiori circostanze».

Una comunicazione choc che ha messo in allarme la Confindustria, sindacati e il nuovo governo alle prese con l'ennesima puntata della saga Ilva. Una situazione emergenziale che non fa presagire nulla di buono, soprattutto considerando che nell'ultimo mese la multinazionale ha tagliato tre siti, due in Germania - Amburgo e Brema - e uno in Spagna nelle Asturie. I tagli rappresentano circa l'8-9% della produzione europea di Arcelor. A livello industriale, le attuali riduzioni rappresentano il 2-3% della produzione di acciaio piatto dell'Ue e l'1% della produzione di acciaio lungo. È vero, la questione energetica ha messo in ginocchio l'industria siderurgica, ma sul dossier Ilva pendono da troppo tempo progetti irrealizzati e una mancanza di visione. Ecco allora che, secondo indiscrezioni, il governo starebbe studiando una soluzione di sistema: la creazione di un polo nazionale della siderurgia sotto il cappello dello Stato che includa tutta l'industria nazionale, da Piombino a Terni. Un progetto ancora in fase di analisi, ma che appare l'unica alternativa al tira e molla finanziario con Arcelor.

Non a caso ieri il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, ha detto che la strategia «è quella di delineare un futuro per all'acciaieria italiana, anche attraverso quello che con il tempo realizzeremo, ossia un piano siderurgico nazionale che tenga insieme i vari siti produttivi e rispetti le vocazioni. Urso presto potrebbe incontrare i sindacati proprio sulla questione dell'indotto ex Ilva. Ma anche grandi player come Arvedi. E la Confindustria che ieri si è detta disponibile «a contribuire alla ricerca di soluzioni da avviare in tempi rapidi, in linea con l'importanza strategica che rappresentano le produzioni, gli occupati e la filiera di Acciaierie d'Italia».

Intanto i sindacati hanno chiesto una convocazione per «affrontare la drammatica situazione produttiva ed occupazionale in cui versa la società Acciaierie d'Italia e per finalizzare l'azione di patrimonializzazione disposta con gli ultimi provvedimenti normativi del governo precedente».

Il confronto è stato fissato domani alle 12.

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