Camilla Conti
Il «fate presto» generale ha funzionato. Ieri il cda di Unicredit ha trovato la quadra sul nuovo amministratore delegato: il successore di Federico Ghizzoni (che esce con 5 milioni lordi di liquidazione più altri 4,37 milioni in 5 anni e che resterà direttore generale fino a fine anno) è Jean Pierre Mustier. La scelta è stata fatta all'unanimità ed è caduta sul primo nome circolato all'inizio del toto-candidati.
Mustier è un ex del gruppo: ha iniziato la sua carriera in Société Générale dove ha rivestito diversi incarichi, prevalentemente nel settore del corporate & investment banking tra l'87 e il 2009, anche durante lo scandalo legato all'attività di trading di Jerome Kerviel (la vicenda si è conclusa con una multa di 100mila euro per il manager che ha sempre negato ogni addebito). Poi, dal 2011 al 2014, è stato vicedirettore generale di Unicredit con la responsabilità della Divisione Corporate & Investment Banking del gruppo. Attualmente è partner del fondo Tikehau Capital e membro del consiglio di Alitalia. «Gli obiettivi fondamentali dovranno essere il rafforzamento dei requisiti di capitale e la crescita dei risultati economici attraverso una sempre più stretta relazione con i clienti e con una cultura del rischio molto attenta e disciplinata», ha dichiarato ieri il nuovo Ceo che è pronto per mettere a punto un nuovo piano industriale. A indicare Mustier è stato il Comitato Nomine di Unicredit (composto dal presidente, Giuseppe Vita, e di cui fanno parte anche i vicepresidenti Fabrizio Palenzona, Luca Montezemolo) tenendo conto «della notevole esperienza nell'industria dei servizi finanziari internazionali e della già maturata conoscenza del gruppo», si legge in una nota dell'istituto di Piazza Gae Aulenti, dove il manager si insedierà il prossimo 12 luglio. La nomina di Mustier sarà comunque soggetta alla valutazione della Bce.
Dal punto di vista strategico, commenta una fonte al Giornale, il ritorno di Mustier è gradito alla componente dell'investment banking, meno a quella dell'area commerciale dove però il nuovo ad potrebbe chiamare un «numero due» come supporto. Anche perché il rilancio del gruppo «dovrà passare dal retail, dove Mustier è meno esperto». L'ad ha invece gli strumenti, e i contatti internazionali, giusti per gestire un aumento di capitale corposo con l'ingresso di nuovi soci e far fruttare le eventuali cessioni di asset in un momento di mercato poco favorevole. Ma soprattutto evitare alle Fondazioni di mettere mani al portafoglio. Non a caso ieri sono subito filtrati gli apprezzamenti da parte dell'ente CariVerona e della Fondazione Crt. La candidatura di Mustier ha riguadagnato posizioni negli ultimi giorni grazie anche al sostegno dell'anima tedesca di Unicredit (vicina al presidente Vita che per ora resta al suo posto), e alla fine è prevalso il plus della nazionalità estera indispensabile per convincere i mercati.
Molti ieri hanno reagito alla notizia, sottolineando una certa «francesizzazione» delle poltrone, dopo l'arrivo di Philippe Donnet al vertice delle Generali. E c'è chi fa notare che le origini del nuovo ad aprono, nel medio periodo, a scenari suggestivi per Unicredit: in vista delle prossime mosse del consolidamento bancario, potrebbe davvero concretizzarsi un matrimonio più volte evocato nelle sale operative.
Quello fra Unicredit e Mediobanca, magari allargando la «famiglia» a un partner esperto in polizze assicurative come la francese Axa. Fantafinanza? Chissà. Di certo, ieri il titolo Unicredit ha archiviato la seduta in Borsa mettendo a segno un rialzo del 2,28% a 1,97 euro.