Politica economica

"Ora basta passi falsi sull'auto green"

Il direttore di Anfia: "Ok a elettrico ed eco-carburanti. Ma serve chiarezza"

"Ora basta passi falsi sull'auto green"

«Che cosa può accadere? Il voto sul Regolamento al 2035 è stato rimandato a data da destinarsi. È dunque fondamentale che si faccia chiarezza al più presto perché l'incertezza non giova a nessuno. Comunque, può succedere di tutto ed è azzardato fare ora previsioni in un senso o nell'altro».

Gianmarco Giorda, direttore di Anfia, l'Associazione che rappresenta la filiera automotive italiana (2.202 imprese, 168mila addetti, 54,3 miliardi di ricavi, un saldo commerciale positivo per 5,8 miliardi) commenta, ancora a caldo, il colpo di scena che ha visto «stoppare» il piano Ue del tutto elettrico al 2035, insieme all'addio ai motori endotermici.

L'Italia, in proposito, ha guidato la «ribellione» al diktat sulla mobilità solo elettrica, trovando il sostegno di Polonia, Bulgaria e, salvo sorprese, della Germania.

«Il nostro governo ha assunto una posizione di leadership. Sulla Germania resta il punto di domanda, anche se la parte liberal preme per la riapertura del dossier con l'introduzione degli e-fuels, i carburanti sintetici su cui ha investito parecchio. Questi e-fuels, insieme ai biocarburanti, dove l'Italia primeggia, sono a impronta carbonica neutra. E a livello di emissioni di CO2, nell'intero ciclo in alcuni casi il saldo è addirittura negativo».

È inevitabile, a questo punto, un periodo di «vuoto» e i sindacati sono in allarme. Temono proprio questo inaspettato impatto sulle aziende.

«Il timore è corretto nel momento in cui, da mesi, si parla di riconversione produttiva. Ritengo però che in qualche settimana il Coreper (gli ambasciatori Ue, ndr) esprima il suo giudizio e, dopo qualche mese, che il Consiglio possa votare il testo del Regolamento con alcune modifiche».

Il vostro auspicio?

«Anfia torna alla posizione originaria: crediamo fortemente nell'elettrico, visti gli investimenti portati avanti dai costruttori, ma insieme a tutte le altre tecnologie utili per la decarbonizzazione. Puntiamo sul principio della neutralità tecnologica che offre anche gli e-fuels e i biocarburanti. C'è un cauto ottimismo».

Vi aspettavate il passo indietro di Bruxelles?

«È stata una clamorosa riapertura dei giochi. Un piccolo segnale, in verità, era arrivato il 14 febbraio quando il voto finale del Consiglio Ue per l'ok alla svolta elettrica, non aveva ottenuto un consenso plebiscitario. Se troveranno posto anche i carburanti green ritengo sia fondamentale la rimodulazione della proposta sui motori Euro 7, allo stato attuale inaccettabile e impraticabile».

E Motus-E, cioè la lobby italiana dell'elettrico?

«Per statuto non sono pro neutralità tecnologica. Hanno una visione unidirezionale».

Se quanto sta accadendo ora fosse invece avvenuto qualche anno fa?

«Sarebbe stato meglio per tutti: per le aziende e per lo svecchiamento del circolante».

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